piramide rovesciata offerta

Salman SAUDI ARABIA ] SHALOM + SALAM [ e se, per noi due, che noi 2, noi siamo veramente incompatibili: quasi su tutto, se noi due, noi possiamo vivere come fratelli, lavorare insieme, avere cura e protezione l'uno dell'altro? POI, per tutti gli altri, in tutto il pianeta, CERTAMENTE, SAREBBE SEMPRE PIÙ FACILE: realizzare la fratellanza univerale, che non per noi! Tu non puoi continuare a riporre la tua fiducia nei satanisti massoni farisei SPA FED NATO: "perché questo è un suicidio certissimo per te!"
PERSECUTED CHURCH

Salman SAUDI ARABIA ] SHALOM + SALAM [ Dio JHWH: Padre, VERBO e Vento Santo, lui ha detto "noi facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza".. quindi, tutti NOI, LUI IL SANTO, CI ha fatti: creati, con il potere della SUA Parola e con il Soffio dello Spirito SANTO: la nostra anima, dotata di un corpo spirituale! Adesso, anche noi abbiamo un riflettente potere creativo come LUI JHWH, se, è vero che anche noi siamo a sua Immagine e a Sua Somiglianza: per avere in noi le sue prerogative ad immagine! .. E TU NON DOVRESTI PARTIRE dal presupposto, dal PRINCIPIO CHE, LE COSE CHE POSSANO PIACERE A TE, queste stesse, poi, NON DEBBANO PIACERE ANCHE A ME, ANCHE!  .. e se noi non ricreamo le nuove strutture istituzionali e valoriali del Pianeta: monetarie ed istituzionali? POI, noi STIAMO TUTTI per andare a MORIRE!

SALMAN SAUDI ARABIA ] se noi affermiamo che, nei miei personaggi virtuali: di lorenzoALLAH Mahdì, lorenzoJHWH Messiah, e Unius REI, non c'é nulla di soprannaturale, e che questi sono soltanto dei personaggi virtuali, tutto il frutto di pura fantasia: il mio sogno migliore, cioè, di poter benedire tutti i popoli del mondo, al fine di: poter veicolare il messaggio politico della fratellanza universale? ok! poi, da un punto di vista politico non cambia nulla, perché, io in politica, io sono sarò e rimarrò sempre un agnostico razionale! Quindi io non pretendo una sovranità, al di fuori della razionalità dell'intelletto umano.. anche perché contrariamente, il mio messaggio non potrebbe mai essere universale!
 revenge Yitzhak Kaduri
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siamo veramente incompatibili [ si, fino ad oggi è stato così! ma, da domani, se tu vuoi, per un miracolo di Allah, certo, per il potere creativo della nostra fede, da domani non sarebbe mai più così!

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Madama LucreziaPROPRIETARIO
Bibliotheca  -  06:30

Summa perfettamente compiuta e scevra di fronzoli su come quando e perche' siamo arrivati fin qui ... Anno del "Signore" 2016...
Condiviso inizialmente da Prof. Robert Galli:

Storia economica moderna, economia politica - III parte
LA CREAZIONE DEL CREDITO - Questa struttura organizzata per la creazione di mezzi di pagamento, che si ottengono dal nulla, ciò che noi chiamiamo “sistema del credito”, non è inventata in Inghilterra, ma in Inghilterra sviluppa meglio che altrove e diventa fondamentale per la vittoria della guerra contro Napoleone, nel 1815. (Si tratta di una vittoria formale, che costa circa 45 mila morti ammazzati, dato che sia Napoleone che i suoi generali, e che i generali della parte contraria, appartengono alla stessa confraternita massonica, e con gradi molto elevati). L’imperatore, ultimo grande "mercantilista", non può intendere il denaro se non in termini di materiale concretezza ed è convinto che i suoi sforzi bellici, tutti basati su impiego di moneta reale, evitando quindi indebitamenti e aperture di credito, gli garantirebbero una vittoria finale sull’Inghilterra, la quale, a modo di vedere di Napoleone, è destinata alla bancarotta. E si sbaglia lui, allora, ma la lezione non viene compresa da quelli che vengono dopo e dovrebbe essere studiata con rigore dai cosiddetti "economisti" contemporanei.

LA VITTORIA BRITANNICA SU NAPOLEONE
La vittoria britannica su Napoleone viene aiutata, oltre che dalla "rivoluzione del sistema del credito", anche da altri due fattori innovativi in economia:

a) la rivoluzione agraria, che è ben stabilita nelle isolette britanniche già dal 1720;

b) la Rivoluzione Industriale, che vi è altrettanto ben stabilita dal 1776, quando Watt brevetta la sua macchina a vapore, e, con essa, incrementa anche le esportazioni dei carichi d’oppio, dal Bengala verso la Cina imperiale.

La rivoluzione industriale, come la rivoluzione del credito, è incompresa, sia allora che da allora. Entrambe hanno ancora grande significato, sia nei paesi avanzati che in quelli sottosviluppati, nel ventesimo secolo.


NDUSTRIA, PROLETARIATO, AUTOMAZIONE, PROPRIETÀ DELLE RISORSE
La rivoluzione industriale è accompagnata da una serie di funzioni accessorie, come:

a) l’espansione delle città sul sistema industriale,
b) la rapida crescita di una popolazione lavorativa non qualificata (il proletariato),
c) la riduzione del lavoro a bene di scambio nel sistema competitivo,
d) il passaggio della proprietà delle risorse produttive dai lavoratori ad una nuova classe sociale d’imprenditori.

Il potere non vivente della macchina, applicato al processo produttivo (automazione), nel lungo periodo serve a ridurre o ad eliminare l’importanza del lavoro non qualificato, dell’uso di energia umana e animale nei processi produttivi, e a far allontanare dalle città le realtà produttive (spostare le industrie dalla città è anche un bel modo per salvarle dai bombardamenti, visto che in futuro le bombe devono sempre essere buttate sui tetti delle popolazioni civili delle città indifese). La funzione vitale di tutto il sistema industriale è l’utilizzo dell’energia della macchina. I primi successi industriali britannici producono enormi guadagni, guadagni che, sommati agli enormi profitti della precedente epoca basata su traffici commerciali marittimi, sul traffico di droga, e alla crescita di valore terriero delle nuove città e miniere, sono tali da consentire alle prime imprese industriali di auto-finanziarsi o, quantomeno, di finanziarsi localmente. Tali imprese sono organizzate in ditte e società, hanno contatti con le banche locali di deposito per prestiti a breve termine ma hanno poco a che fare con i banchieri internazionali, con le banche d’investimento, con i governi centrali o le altre forme corporative di organizzazioni d’affari.


LA PRIMA FASE DEL CAPITALISMO INDUSTRIALE, 1770-1950
Questa prima fase di "capitalismo industriale", è soprattutto inglese, nasce e dura in Inghilterra dal 1770, circa, fino al 1850, circa, è condivisa fino a un certo punto da Francia e Belgio, ma prende forme assai diverse negli Stati Uniti, in Germania e in Italia. Quasi completamente diversa, essa è in Russia e in Asia. La ragione principale di queste differenze è il bisogno di reperire fondi (capitali) per pagare la riorganizzazione dei fattori di produzione (terra, lavoro, materie prime, capacità lavorative, lavoro imprenditoriale, equipaggiamenti e via dicendo) che l’industrializzazione richiede. L’Europa nord occidentale e l’Inghilterra, soprattutto, dispone di fondi accumulati per finanziare la nuova industrializzazione; l’Europa e il nord America, molto meno.


LE BANCHE D'INVESTIMENTO E L'INDUSTRIALIZZAZIONE
Maggiore è la difficoltà di un territorio a mobilizzare capitali per l’industrializzazione e più significativo è il ruolo dei banchieri internazionali e dei governi nel processo d’industrializzazione. Infatti, le prime forme d’industrializzazione (basate sul tessile, l’acciaio, il carbone e il vapore) si diffondono così lentamente, dall’Inghilterra al resto dell’Europa, che l’Inghilterra sta già entrando nella fase successiva, quella del "capitalismo finanziario", quando la Germania e gli Stati Uniti (nel 1850 circa) stanno appena iniziando ad industrializzarsi.


# IL TRUCCO DELLE CORPORAZIONI A RESPONSABILITÀ LIMITATA
Questo nuovo stadio di capitalismo finanziario, che continua a dominare in Inghilterra, Francia e Stati Uniti fino al 1930, è reso necessario proprio dai grandi movimenti di capitali, necessari alla costruzione delle reti ferroviarie, dopo il 1830. I capitali necessari per l’industria ferroviaria, con le sue enormi spese in trasporto ed equipaggiamenti, non possono essere raccolti da singoli proprietari o da società locali; piuttosto, hanno bisogno di una nuova forma d’impresa, la corporazione a responsabilità limitata, meglio se "quotata" in borsa, e di una nuova sorgente di finanziamento, le banche internazionali, che concentrano, fino a quel momento, la loro attenzione quasi interamente sull’andamento fluttuante delle obbligazioni governative, presso i mercati internazionali. La domanda di materiali ed equipaggiamenti, generata dallo sviluppo delle ferrovie, determina lo stesso sviluppo nell’industria manifatturiera dell’acciaio e del carbone.


IL CAPITALISMO FINANZIARIO, 1850-1931.
Durante questa fase del capitalismo, il sistema del credito viene organizzato in un sistema integrato, su base internazionale, che funziona con incredibile facilità per diversi decenni. Il centro del sistema è a Londra, con le maggiori propaggini in New York e Parigi, ed ha, come suo maggiore risultato, un sistema bancario integrato, un’industria pesante e fortemente capitalizzata, anche se ora obsoleta, di acciaierie, reti ferroviarie, miniere di carbone e servizi elettrici.


LONDRA E LA PERFETTA INIQUITÀ DELLA DISTRIBUZIONE DEI REDDITI
Secondo Carrol Quigley il sistema è centrato in Londra per 4 ragioni principali.

1) La prima è la straordinaria accumulazione di ricchezza prodotta in Inghilterra durante le sue due precedenti fasi di "capitalismo industriale" e di "capitalismo commerciale".

2) La seconda è data dalla struttura sociale inglese, sommamente oligarchica, (e sintetizzata nell’estrema concentrazione della proprietà terriera in pochissime mani, con un limitatissimo accesso della popolazione alle poche utilità che si cavano dall’istruzione) che offre il contesto di perfetta iniquità nella distribuzione dei redditi, con enormi eccedenze che vanno al controllo di un piccolo, energico, gruppo di persone della classe dominante.

3) La terza ragione è che tale classe dominante è aristocratica ma non nobile; perciò, è fondata sulla tradizione e non sulla linea ereditaria; è ben volenterosa sia di rastrellare denaro che di assimilare abilità dai livelli più bassi della società, e persino dall’estero, accogliendo nei suoi ranghi eredi americani ed ebrei dell’Europa centrale. Quella "élite", quasi altrettanto volentieri, dà il benvenuto anche a inglesi recentemente arricchiti, non dirozzati ma abili e conformisti, reclutati da classi sociali più basse, le cui disabilità derivanti dalla privazione scolastica, dal provincialismo e dall’impianto religioso non anglicano, tende generalmente ad escluderli dai privilegi dell’aristocrazia.

4) La quarta ragione (e certamente non l’ultima per importanza) è la competenza specifica in materie legate alla manipolazione finanziaria, specialmente sulla scena internazionale, acquisita dal piccolo gruppo di banchieri-mercantili londinesi durante la fase del capitalismo commerciale e industriale, pronta subito poi per l’uso, quando si hanno a rinnovare i modi del capitalismo finanziario.

Quigley omette la questione dei traffici internazionali d’oppio e perciò aggiungo io una quinta ragione e, anche questa, quinta non per importanza. Il narcotraffico delle compagnie marittime londinesi, negli stessi periodi che egli studia, periodi di esagerata accumulazione di ricchezza che si concentra nelle mani di talune specifiche famiglie collocate nel giro di Londra, contribuiscono in modo determinante a fare di Londra il centro finanziario più importante del mondo.


LE DINASTIE DEI BANCHIERI INTERNAZIONALI
I banchieri “mercantili” di Londra, già nel 1810-1850, hanno in mano lo Stock Exchange, la Bank of England e il London money market, quando i bisogni dell’industrializzazione avanzano e chiamano il sistema economico al mondo industriale. Col tempo, portano nella loro rete finanziaria i centri bancari provinciali, organizzati in banche commerciali e casse di risparmio, come pure le compagnie di assicurazioni, e formarono con questi altri componenti un unico sistema finanziario su scala internazionale, che manipola la quantità e il flusso del denaro in circolazione, capace di influenzare, e controllare, governi da una parte e industrie dall’altra. Gli uomini che fanno queste cose, guardando il passato, al periodo della dinastia monarchica, nella quale essi hanno le loro proprie radici, aspirano ad instaurare dinastie di banchieri internazionali ed hanno lo stesso successo di molti altri sovrani appartenenti a dinastie politiche.


MEYER AMSCHEL ROTHSCHILD
La maggiore di queste dinastie, ovviamente, è quella dei discendenti di Meyer Amschel Rothschild (1743-1812), di Francoforte, i cui discendenti maschi, almeno per due generazioni, continuano a sposarsi con le loro cugine di primo grado o, meglio ancora, se capita, con le loro nipotine. I 5 figli di Rothschild, basati nelle filiali di Vienna, Londra, Napoli e Parigi, come pure in Francoforte, lavorarono in modo coordinato, con metodo che altre dinastie di banchieri internazionali tentarono di copiare, raramente ottenendo lo stesso grado di eccellenza. Sono cosmopoliti anziché nazionalisti, specialmente nelle ultime generazioni, altamente civilizzati, istruiti, conoscitori del mondo, finanziatori della scuola e delle arti, di collegi, di compagnie d’opera sinfonica, di biblioteche e musei, e ancora riflettono la loro antica munificenza. Le maggiori famiglie di banchieri internazionali sono:

Raring, Lazard, Erlanger, Warburg, Schroder, Seligman, gli Speyers, Mirabaud, Mallet, Fould, e,
sopra tutti, Rothschild e Morgan.

Anche dopo che queste famiglie sono coinvolte intensamente nell’industria nazionale inglese, dall’emergere del capitalismo finanziario, esse mantengono tradizioni differenti rispetto ai banchieri ordinari:

1) sono cosmopolite e internazionali;

2) sono vicine ai governi e particolarmente attenti alle questioni del debito pubblico, del debito pubblico interno e del debito pubblico verso l’estero, anche in aree che paiono a prima vista a rischio, come l’Egitto, la Persia, la Turchia Ottomana, la Cina imperiale e l’America Latina;

3) sono interessate più in obbligazioni che in beni, ricercano la liquidità, considerando gli impegni in beni materiali, mobili o immobili, come il primo passo verso la bancarotta;

4) conseguentemente, sono devote fanatiche della deflazione (che chiamano SOUND MONEY, per la sua stretta associazione con gli alti tassi d’interesse e l’alto valore del denaro) e del GOLD STANDARD, che ai loro occhi simboleggia la sicurezza di quei valori;

5) sono altrettanto devote al culto della segretezza e all’utilizzo segreto dell’influenza finanziaria sulla vita politica.

Quest’ordine di banchieri internazionali viene chiamato "Merchant Bankers" in Inghilterra, "Private Bankers" in Francia e "Investment Bankers negli Stati Uniti d'America. In tutte le nazioni si dedicano a varie attività bancarie e di cambio ma si distinguono sempre dagli operatori bancari ovvi ed ortodossi delle banche commerciali e delle casse di risparmio.


# IL TRUCCO DELLA PERSONALITÀ GIURIDICA
Una delle caratteristiche meno ovvie del loro operare è che rimangono imprese private prive di personalità giuridica, generalmente costituite in società, e che rimangono tali fino a tempi relativamente recenti, trattenendo così, saldamente, le loro proprietà, scansando gli obblighi formali, le registrazioni obbligatorie, le offerte di azioni al pubblico, e, generalmente, ogni forma di pubblicità. Questo stato di "rischio", che li priva delle limitazioni di responsabilità personali offerte dalle società costituite con personalità giuridica, viene conservato, in maggior parte dei casi, fino a che le moderne imposte di successione non rendono necessario dare a queste ricchezze dinastiche l’immortalità e l’astrattezza della "personalità giuridica", per evitare l’imposizione fiscale. Il mantenimento dello status d’imprese private, prive di personalità giuridica, viene protratto il più a lungo possibile, perché assicura l’anonimato e la massima segretezza a persone che hanno poteri pubblici tremendi e che temono la consapevolezza pubblica delle loro azioni come un tediosissimo pericolo, quasi terribile quanto l’inflazione (ma ricordiamoci che quando il capitale viene conferito in una società anonima, l'azionista viene espropriato della quota di capitale che conferisce. Non ignoriamo quindi, come fa Quigley, che sia anche questa la ragione del loro intestarsi le proprietà come privati, come pure che sia logico presumere che sia sempre loro l'invenzione del trucco delle espropriazioni inconsapevoli del sistema delle società anonime). In conseguenza della loro astuta discrezione, le persone ordinarie non hanno modo di sapere o d’immaginare quali quantità di ricchezza, o quali tipi di operazioni economiche, queste imprese gestiscano, e spesso neppure di farsi un’idea chiara di chi siano i membri associati, i titolari dell’impresa. E perciò, anche soggetti con considerevole influenza politica, possono tranquillamente non associare nomi quali:

Walter Burns, Clinton Dawkins, Edward Grenfell, Willard Straight, Thomas Lamont, Dwight Morrow, Nelson Perkins, Russell Leffingwell, Elihu Root, John W. Davis, John Foster Dulles, e S. Parker Gilbert con il nome di “Morgan“.

Eppure molti di questi e molti altri sono parte del sistema d’influenza che si origina dagli uffici di J.P. Morgan, al numero 3 di Wall Street. Questa ditta, come altre della confraternita bancaria internazionale, opera costantemente con corporazioni e con governi, rimanendo un’oscura società di persone, privata, fino a che il "capitalismo finanziario" internazionale viene passato dal suo letto di morte alla sua tomba. J.P. Morgan & Company, originariamente fondata in Londra con un’altra ragione sociale, George Peabody & Company, nel 1838, non si è mai trasformata in società di capitali, fino al 21 marzo del 1940, e cessa d’esistere come entità a sé stante il 24 aprile del 1959, quando si fonde con una sussidiaria della sua più importante banca d’investimento: la Guaranty Trust Company. La sua affiliata di Londra, Morgan Grenfell, viene incorporata ed è tuttora operativa.


DEI BANCHIERI CHE STIMANO POCO I POLITICI
I banchieri della confraternita bancaria internazionale considerano i pubblici ufficiali inaffidabili, circa il controllo della politica monetaria (lo si vede bene anche ai giorni nostri). L’influenza drammatica del "capitalismo finanziario", e la terribile influenza dei banchieri internazionali, sono esercitate sia sui governi che sul mondo degli affari e delle imprese, ma non funzionerebbero se non fossero capaci di persuadere governi e imprese ad accettare due assiomi del proprio impianto ideologico. Entrambi gli assiomi sono basati sulla tesi – facilmente condivisibile – che i politici sono troppo deboli, poco intelligenti, aggiungo io, e "troppo soggetti alle pressioni temporanee delle masse popolari", per essere considerati affidabili sul controllo del sistema monetario; conseguentemente, la santità di tutti i valori cari ai banchieri, e la robustezza e stabilità del denaro, devono essere preservati in due modi:

a) basando il valore del denaro su quello dell’oro;

b) affidando ai banchieri il controllo dell’offerta di denaro.

Per fare questo, è necessario nascondere, inducendo in errore popoli e governi, le nozioni sulla vera natura del denaro e sul funzionamento del sistema monetario.


GOLD STANDARD E SABILIZZAZIONE DEI CAMBI
I “banchieri” chiamano “stabilizzazione” (stabilization) quel processo con il quale si stabilisce
una politica monetaria, agganciando la moneta all’oro; con ciò s’implica che questa sorta di “stabilizzazione” influirebbe, come conseguenza singola, stabilizzando i cambi e stabilizzando i prezzi. In realtà si ottiene solo la stabilizzazione dei cambi, mentre l’influenza che il sistema ha sui prezzi è casuale e ben indipendente, con effetti talvolta destabilizzanti (per la tendenza cronica dei banchieri a forzare i prezzi verso il basso, limitando l’offerta di denaro). Di conseguenza, molte persone, molti finanzieri e persino economisti, sono stupiti dalla scoperta, nel ventesimo secolo, che il Gold Standard produce stabilità di cambi e instabilità di prezzi. E però quel sistema ha già contribuito a determinare le sue variazioni economiche in gran parte del diciannovesimo secolo, anche se senza raggiungere gli stessi limiti estremi. I cambi vengono stabilizzati sul Gold Standard perché, per legge, in molte nazioni, l’unità monetaria viene fatta valere come una determinata, fissa, quantità d’oro ed entrambe, moneta o corrispondente quantità d’oro, sono scambiabili a quel dato rapporto legale. Nel periodo precedente il 1914, le valute vengono stabilizzate in certe nazioni, come segue qui sotto:

nel Regno Unito: 77s. 10 1⁄2 d. eguagliano un oncia standard d’oro (a 11/12);
negli Stati Uniti d’America: $20.67 eguagliano un oncia d’oro fino (a 12/12);
in Francia: 3,447.74 franchi eguagliano un chilogrammo d’oro fino;
in Germania: 2,790 marchi tedeschi eguagliano un chilo d’oro fino.


ORO MEZZO DI SCAMBIO E BENE MATERIALE
Quei rapporti vengono stabiliti dall’obbligo di legge per effetto del quale, una persona che porti oro, monete d’oro o certificati, presso l’Ente Pubblico del Tesoro (o presso altri enti o luoghi designati) può convertire ciascuno di essi in ciascuno degli altri a costo zero e in quantità illimitata. Il risultato del sistema Gold Standard pieno è che l’oro si ritrova in una posizione molto particolare: è al tempo stesso moneta (mezzo di scambio) e ricchezza in sé, come bene materiale. Nella sfera monetaria, il valore di tutti gli altri tipi di moneta è espresso in oro e, nella sfera economica delle ricchezze materiali, il valore di tutti gli altri tipi di derrate e di beni è espresso in termini monetari (che però sono anch’essi espressi in oro). Se consideriamo i rapporti tra denaro e merci come un’altalena in cui ciascuno di essi è alle estremità opposte, in modo che il valore di uno cresce tanto quanto il valore dell’altro diminuisce, allora dobbiamo vedere l’oro come il fulcro di quell’altalena, su cui questo rapporto si calibra, ma che di per sé non va né verso l’alto né verso il basso.


IL SISTEMA MONETARIO
"Non si può comprendere la storia del mondo senza comprendere come funziona il denaro", dice il buon prof. Padovani; e allora dobbiamo anche dare un’occhiata al sistema monetario, al suo ruolo e ai suoi protagonisti. Le banche centrali sono, fin dal principio della loro esistenza, istituti di proprietà di soggetti privati. In ciascuno Stato l’offerta di denaro prende la forma di una piramide rovesciata, in equilibrio sulla sua punta. La punta rappresenta l’offerta d’oro e dei suoi certificati equivalenti; i livelli intermedi rappresentano una più ampia offerta di banconote; alla sommità, si ha una superficie aperta ed espandibile che rappresenta l’offerta, ancora maggiore, di depositi. Ciascun livello usa i livelli sottostanti ad esso come riserve e i livelli sottostanti hanno quantità di denaro inferiori. Le banconote vengono messe in circolazione da banche d’emissione e sono garantite da riserve d’oro, o da certificati, detenuti nelle proprie casse o in qualche riserva centrale. La frazione di queste banconote emesse, tenuta in deposito-riserva, dipende da consuetudini, regolamenti bancari (statuari delle banche) e leggi di Stato. Si hanno diverse banche d’emissione in ciascuno Stato, anche se in tempi più recenti questa funzione è stata attribuita ad un numero sempre più esiguo, o a una singola “banca centrale”, per un singolo Stato. Queste banche d’emissione, e anche queste banche centrali, sono istituti privati, di proprietà di soggetti privati, che lucrano dalle proprie operazioni. Nel periodo dal 1914 al 1939, negli Stati Uniti d’America, le banconote emesse dalla Federal Reserve sono coperte da certificati di depositi in oro per il 40% del loro valore complessivo; tale copertura viene poi ridotta al 25% nel 1945. La Banca d’Inghilterra (Bank of England), con un atto del 1928, ha le sue banconote scoperte fino a 250 milioni e coperte al 100% del valore in oro per importi superiori a quel limite. La Bank of France, nello stesso anno, stabilisce la garanzia di copertura delle banconote emesse al 35%. Queste disposizioni possono sempre essere messe da parte, o modificate, in casi di emergenza, per esempio in casi di guerra.


COME DETERMINARE IL VOLUME DI DENARO IN CIRCOLAZIONE
I depositi di superficie, del più alto livello della piramide rovesciata, vengono chiamati con questo stesso nome, "depositi", secondo la consuetudinaria ambiguità dei banchieri, a onta del fatto che si tratta di due tipi di relazione assolutamente distinti.

1) MUTUI DI CLIENTI VERSO LE BANCHE
Una cosa sono i depositi costituiti dai clienti presso le banche (“lodged deposits“), che costituiscono diritti reali di credito dei risparmiatori che depositano (cioè, che prestano con un mutuo) il loro denaro in banca, dopodiché quel denaro non è più loro, sui quali i possessori dei conti di deposito possono ottenere la liquidazione di un interesse.

2) MUTUI DI BANCHE VERSO I CLIENTI
Un’altra cosa sono i depositi ordinati dalle banche (“created deposits“) che rappresentavano diritti delle banche, creati dal nulla, inventati dalle banche ed emessi sotto forma di prestiti fatti ai correntisti, i quali ci devono pagare sopra anche gli interessi in anticipo, in quanto tali diritti rappresentano il loro indebitamento verso le banche.

In entrambi i casi, ovviamente, assegni possono essere emessi, in corrispondenza di tali depositi, per pagare terze parti, e questo è forse il motivo che rende facile l’utilizzo, per entrambi i tipi di relazione con la banca, della stessa definizione. Entrambi i tipi di deposito fanno parte del sistema di circolazione della moneta. I "depositi" di risparmio, essendo creati appunto per accumulare risparmio, costituiscono una forma di deposito deflazionistica (cioè, il denaro non circola, perché viene accumulato, o comunque tenuto fermo, risparmiato, e ciò contribuisce a rarefazione monetaria e deflazione). I "depositi" ordinati dalle banche, al contrario, costituendo aggiunte di offerta di denaro, sono inflazionistici (cioè a dire, erogando fidi e mutui, le banche mettono a disposizione denaro che viene prelevato dalle imprese o dai privati per comprare roba; questo aumento di circolazione di denaro ravviva le industrie, i commerci e stimola l'occupazione, però tende a far crescere i prezzi). Il volume dei secondi dipende da una serie di fattori fra i quali i principali sono il tasso d’interesse e la domanda di credito. Questi due fattori giocano un ruolo fondamentale nella determinazione del volume di denaro in circolazione in una comunità, perché una larga porzione di quel volume, in una comunità ad economia avanzata, è costituita da assegni emessi contro "depositi".


VOLUME DEL CREDITO E RISERVE DISPONIBILI
Il volume dei depositi che le banche possono creare, come l’ammontare delle banconote che
possono emettere, dipende dal volume delle riserve disponibili e sufficienti a pagare qualunque massa di assegni presentati all’incasso (contro denaro) piuttosto che depositati. Questi meccanismi possono essere regolati da leggi (vedi la pazzia di Monti con i contanti in Italia), da regolamenti bancari o da consuetudini locali. In tutte le nazioni, la domanda e il volume del credito tende ad espandersi nei periodi di crescita economica e si contrae nei periodi di depressione (ma in questi anni in Europa abbiamo visto che, in periodo di depressione, è l'offerta del denaro che hanno ristretto, ma la domanda c'era). Ciò spiega fino a un certo punto gli aspetti inflazionistici di una depressione, la combinazione che contribuisce a formare il cosiddetto “ciclo economico”.


BANCHE CENTRALI CIRCONDATE DA INVISIBILI BANCHE PRIVATE
Nel corso del diciannovesimo secolo, con l’impianto del Gold Standard e l’evoluzione del sistema bancario moderno, si sviluppano anche, attorno alla piramide rovesciata dell’offerta di denaro, una pletora di entità finanziarie che ruotano attorno alla banca centrale. Nella maggior parte delle nazioni, le banche centrali sono circondate a breve distanza da invisibili banche d’affari private. Queste banche d’affari si vedono poco, perché sono sovrastate dall’abbagliamento delle banche centrali, nonostante che queste ultime siano spesso da esse controllate. In Francia, per esempio, nel 1936, quando la Banca di Francia viene riformata, il suo consiglio di amministrazione è ancora dominato dai nomi delle famiglie che l’hanno originariamente istituita, nel 1800; ad essi sono stati aggiunti un paio di nomi più recenti, come quello di Rothschild (aggiunto nel 1819); in taluni casi i nominativi possono non essere riconosciuti al volo, perché sono quelli dei generi, piuttosto che dei figli. Altrimenti, nel 1914, i nomi, frequentemente quelli di protestanti di varia origine provenienti dalla Svizzera (giunti nel diciottesimo secolo), sono sempre gli stessi.

Foto di Prof. Robert Galli
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UniusRei3 08:18 ottimo lavoro lucrezia
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