tecnocrazia e politica vogliono ammutolire la scienza

 Coronavirus, De Donno al Senato: "La politica vuole ammutolire la scienza" (14.05.20) Plasma Iperimmune!
 14 mag 2020 Pupia News
https://www.pupia.tv - Il primario dei Pneumologia del Poma, Giuseppe De Donno, alza i toni anche davanti ai senatori della  commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama dove stamattina, 14 maggio, è stato ascoltato in audizione su richiesta del capogruppo dei Forza Italia, Marco Siclari. "Questa mattina - dice - in collegamento col Senato ho voluto raccontare a 360° il momento senza precedenti in cui si è trovata la nostra città: a far fronte con un nemico che nessuno conosceva e abbiamo messo in campo l'unica 'arma' immediata che avevamo a disposizione. Si è rivelata magica perché, di fatto, ha risolto il caos facendo guarire quelle persone.
La cura del plasma merita rispetto. La scelta doveva essere univoca: Pavia come principal investigator, con i colleghi Baldanti e Perotti, sono loro i padri principali della sperimentazione, poi immediatamente dopo il mio collega del Poma Massimo Franchini. Io mi metto da parte, io sono stato l’idraulico della terapia. Pisa non è all’altezza, perché la maggiore incidenza di casistica è in Lombardia che è rimasta fuori fino a ieri l’altro. Ci sarà pure un motivo perché Iss e Aifa hanno scelto Pisa, ma ce lo devono spiegare e non sono, di certo, motivi scientifici. L'emozione che oggi porto nel cuore è grandissima: la cura del plasma ora la conoscono tutti, ricordatevi che la scienza è gratis".(14.05.20)
 
M_K
Sono anche “riusciti” ad ammutolire anche lei.

Riposi in pace Dottore e grazie per quello che ha fatto per tanta gente.
Un vero medico di scienza e coscienza.
 
Raffaella Lupetti
Lei Dottore era un PURO di cuore, un ONESTO INTELLETTUALMENTE e un entusiasta della propria professione e questo mondo cinico e crudele  l'ha ostacolata in tutti i modi, vilipesa e denigrata. Non ci sono parole per la sua scomparsa... siamo orfani e indegni di medici come lei. RIP
 
Francesca Antonacci
Grazie Dott per la sua competenza , coraggio e umiltà
Noi Italiani abbiamo estremamente bisogno  di persone come lei che vuole veramente  bene  al POPOLO
ITALIANO
Giovanni Pera
Buongiorno Professor De Donno, lei avrebbe potuto salvare tante persone. Non gli e' stato permesso. Lei vivra' sempre nella mia mente e nel mio cuore.

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Intervista a Giuseppe De Donno: il punto della situazione sul Covid-19
https://www.youtube.com/watch?v=355aWNeP_ZY 22 ago 2020
Gazzetta di Mantova
3900 iscritti
Analizziamo lo stato della pandemia nella nostra provincia insieme al primario di Pneumologia dell'ospedale Carlo Poma
https://www.youtube.com/watch?v=355aWNeP_ZY
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MATTEO SALVINI IN DIRETTA FACEBOOK CON IL PROF. GIUSEPPE DE DONNO (20.05.2020)
  20 mag 2020
https://www.youtube.com/watch?v=_fcFZLPeuJA

Matteo Salvini
Con grande piacere, in diretta Facebook con il prof. Giuseppe De Donno: il plasma funziona!
 
Marco Cocciuti
Chi salva delle vite merita rispetto. Un medico umile che mette la sua professione al servizio di tutti. Grazie Dott. De Donno
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Il Mio Medico - Plasmaterapia contro il coronavirus
 5 mag 2020
https://www.youtube.com/watch?v=p00CJQielVQ
Tv2000it
A Il Mio Medico Giuseppe De Donno, resp. pneumologia presso l'osp. Carlo Poma a Mantova. Per rivedere tutti i video: https://www.tv2000.it/ilmiomedico

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Funerali del dottor De Donno, il sindaco di Mantova: "Credeva nel vaccino e voleva dare l'esempio"
 2 ago 2021
https://www.youtube.com/watch?v=yBSs5BVltcE
Fanpage.it
"È un mantovano che è entrato nel cuore dei mantovani. E al tempo stesso è una persona che non merita di essere usata per battaglie strumentali che non erano nemmeno le sue battaglie". Così il sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, ha ricordato a Fanpage.it il dottor Giuseppe De Donno, morto suicida la scorsa settimana nella sua abitazione di Curtatone. Nella mattinata di oggi si sono tenuti i funerali dell'ex primario di Pneumologia dell'ospedale Poma, tra i primi a sperimentare la cura anti Covid col plasma iperimmune. La sperimentazione non ha dato i risultati sperati ed è stata accantonata: questo ha alimentato complottismi che sono emersi anche oggi, nelle voci di pochi "no vax" presenti alle esequie. "Giuseppe era vaccinato, io ero con lui quando si è vaccinato. Riteneva di doverci essere non solo perché era un uomo di scienza e credeva nella scienza ma anche per dare l'esempio civico a tutti i cittadini", ha chiarito il sindaco di Mantova. Ma tra i presenti, oltre a qualche paziente curato dal medico, c'è anche chi ha avanzato ipotesi di complotti: "È stato costretto a vaccinarsi".          

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Carlo Maria Viganò: "Il green pass è solo uno strumento di repressione"
 10 ott 2021
https://www.youtube.com/watch?v=q-zIGt8btng
Mons. Viganò continua a benedire e a dare conforto spirituale agli uomini liberi che in ogni angolo del mondo combattono contro una feroce dittatura politica mascherata da emergenza sanitaria. "I protocolli ministeriali sembrano scritti da stregoni e non da scienziati"

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Carlo Maria Viganò: "Bergoglio è il consapevole liquidatore della Chiesa Cattolica"
 31 ago 2021
https://www.youtube.com/watch?v=qlzNdL-Splk
Magistrale lezione di Sua Eccellenza Mons. Carlo Maria Viganò che dipinge con grandissima lucidità le tenebrose e perverse sorgenti spirituali del nuovo ordine mondiale che si nasconde dietro una emergenza infinita fomentata ad arte. "La Chiesa di Bergoglio fiancheggia, per convinzione o costrizione poco importa, questo infame disegno"

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#Paragone
Paragone - Nuova ondata di sbarchi. Nessuno controlla le coste (26.12.21)
 26 dic 2021
https://www.youtube.com/watch?v=Tug4qN7FXPY
Pupia News
https://www.pupia.tv - Paragone - Nuova ondata di sbarchi. Nessuno controlla le coste: la Lamorgese deve far controllare i Super Green Pass. I media tacciono. E anche Salvini…  (26.12.21)

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Mons. Viganò al summit di Venezia: "Chi presiede la Chiesa è marionetta nelle mani del burattinaio"
 30 mag 2021
https://www.youtube.com/watch?v=0jMgMwF36A8
Mons. Carlo Maria Viganò, riferimento certo per tutti quelli che in ogni angolo del mondo colgono gli aspetti demoniaci della situazione in atto, parla alle coscienze libere e coraggiose al fine di coagulare  intorno ad una parola di verità tutti gli uomini che non intendono arrendersi di fronte al dilagare dell'iniquità che avvolge adesso tutti gli angoli della Terra dopo avere infiltrato in profondità i vertici ecclesiastici

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#mainstream #lockdown #verità
Smontiamo la nuova balla del mainstream: il lockdown dei vaccinati è una misura totalmente inutile
 27 dic 2021
https://www.youtube.com/watch?v=w2xTMzPqYaI
Radio Radio TV
  https://donazioni.radioradio.it/

Oggi smontiamo un'altra balla del #mainstream o per lo meno l'utilizzo strumentale dei dati utilizzati senza una giusta comparazione ed usati per dare notizie fuorvianti. La notizia che va per la maggiore in queste ore, come scrive il Corriere della Sera ma non solo, è che in Germania calano i contagi dopo il #lockdown dei non vaccinati.
In 24 giorni, scrivono, i casi sono passati da 74 mila a 10 mila dopo che nel paese era stato deciso il lockdown dei non vaccinati per contrastare il contagio. A parte il fatto che sono diminuiti i tamponi da quando i non vaccinati non possono andare nei ristoranti e nei negozi, quindi hanno smesso di fare i test per tutto. Per i vaccinati tra l'altro il test negativo non è richiesto, cosa che porta inevitabilmente ad un calo delle persone tamponate.
  https://www.radioradio.it/
La Matrix Europea, la #verità dietro i giochi di #potere – Con Francesco #Amodeo

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#AntonioGuidi #dogmi #giornalismo
EX MINISTRO GUIDI SENZA FRENI IN DIRETTA ▷ LE CANTA A DRAGHI E CTS NEL SUO "DISCORSO DI FINE ANNO"
 27 dic 2021
https://www.youtube.com/watch?v=nZ_xVJhfJRs
Radio Radio TV
Applausi scroscianti e lodi mille. Ma dello sguardo critico che ne è?
Ciò che si chiede l'ex Ministro della Famiglia #AntonioGuidi a 'Un Giorno Speciale' è un po' quello che si chiedono tutti da due anni, o almeno tutti coloro che non si accontentano. Di cosa?
Della narrazione ufficiale, delle spiegazioni semplicistiche, dei #dogmi religiosi, del #giornalismo che non esamina tutti i punti di vista. Proprio perché si tratta di #salute dare un'informazione più esauriente possibile dovrebbe essere la priorità di tutti, ma così non è, quindi tutto si trascina dietro un alone di #superficialità: dalla comunicazione alla scienza passando per la narrazione governativa.
https://www.youtube.com/watch?v=nZ_xVJhfJRs
Come dimenticare chi parla di #immunizzati nelle sedute in Senato, poi in TV declama di non aver mai detto che gli inoculati sono immuni; come tralasciare linee editoriali che parlano di pluralismo e minoranze salvo criminalizzare ogni giorno chi esercita una libera scelta, come biasimare chi conserva i suoi #dubbi perché sa che alla fine nessuno davvero è in grado di rispondere?
"Speriamo che tornino nella società", dice lo stesso Presidente del Consiglio che per Guidi proprio uno stinco di santo non è. O per lo meno ancora non ha dimostrato di essere.
Insomma, nel suo "discorso di fine anno" l'ex Ministro Guidi non ha risparmiato proprio nessuno, dal #CTS passando per Mario #Draghi: ascoltate il suo intervento da Francesco Vergovich.
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Discorso integrale del Presidente Putin a Davos: "I Big Tech pericolo per il mondo intero"
 28 gen 2021
 https://www.youtube.com/watch?v=ACA7k58aazs
Visione TV
Vladimir Putin fa un' analisi seria della situazione geopolitica attuale puntando il dito contro le società "Big Tech" americane "che vogliono sostituirsi ai governi". Secondo Putin la globalizzazione ha fallito ed entriamo adesso nell'era del "multipolarismo"
teodolinda bonifaci
Putin ha dimostrato un coraggio straordinario. Un vero statista sa argomentare andando al cuore dei fatti, dei problemi, delle sue risoluzioni, senza alcuna paura; il vero valore aggiunto. La sua Fede lo rende molto più  lucido e forte di quelle insulse figurine accanto a  lui, seppur piene di denaro e potere! Grazie Vox!
 
Breil62gc
Grazie Francesco e grazie al traduttore.  Non capita spesso di sentire un Putin senza filtri.
Impagabile.

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Vaccino anti-covid, le parole del Premio Nobel Montagnier: "Rischiamo di avere effetti ...
 11 giu 2021
https://www.youtube.com/watch?v=YXVgnrbhXg8
Vaccino anti-covid, le parole del Premio Nobel Montagnier: "Rischiamo di avere effetti assolutamente imprevedibili, per esempio dei tumori". La risposta di Sileri: "Il virus si combatte con la vaccinazione e magari nei prossimi anni diventerà un banale raffreddore".
 PER RIVEDERE TUTTI I VIDEO DEL PROGRAMMA VAI SU https://www.la7.it/dimartedi

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Carlo Maria Viganò: "Il green pass è solo uno strumento di repressione"
https://www.youtube.com/watch?v=q-zIGt8btng
Mons. Viganò continua a benedire e a dare conforto spirituale agli uomini liberi che in ogni angolo del mondo combattono contro una feroce dittatura politica mascherata da emergenza sanitaria. "I protocolli ministeriali sembrano scritti da stregoni e non da scienziati"

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Mons. Viganò: "Resistere contro la violenza del regime"
 17 ott 2021
https://www.youtube.com/watch?v=0O42lhkkY7w
Mons. Viganò continua a dare forza agli italiani che si uniscono in piazza ormai da mesi, per manifestare sdegno e preoccupazione, contro la deriva dittatoriale in atto adottata da un circuito di diffamazioni e menzogne, costruite dal sistema informativo italiano.

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Il Vescovo Athanasius Schneider: “Traditionis custodes” è norma violenta e ingiusta, non va applicata. I Cardinali avvertano il Papa dell’ingiustizia commessa

Riportiamo da Duc in altum la traduzione italiana della cristallina. esaustiva e illuminante intervista a Mons. Athanasius Schneider, Vescovo Ausiliare di Astana nel Kazakistan, su Traditiones custodes e i Responsa ad dubia a cura della vaticanista Diane Montagna per The Remnant Newspaper.


Il vescovo Schneider sull’ultimo giro di vite del Vaticano sulla tradizione
di Diane Montagna
The Remnant Newspaper, 22 dicembre 2021

Nella sua prima intervista cartacea dall’uscita dei Responsa ad dubia (Risposte ai dubbi) della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti circa alcune disposizioni della Traditionis custodes di Papa Francesco, il Vescovo Athanasius Schneider dichiara che il nuovo documento “riapre inutilmente” vecchie ferite nella Chiesa, “confina con lo scherno” e tradisce una “inflessibilità ostile” nei confronti dei cattolici fedeli alla liturgia tradizionale del rito romano.

“Sorprendentemente – afferma il Vescovo – ci troviamo di fronte a un metodo intransigente, simile a quello inquisitorio, impiegato in un pontificato che si è autodefinito come caratterizzato dalla ‘tenerezza’ e dalla sensibilità pastorale”.

“Con freddezza burocratica – prosegue Monsignor Schneider – queste nuove linee guida impongono alla vita di così tanti giovani cattolici – sia sacerdoti sia fedeli laici, uomini e donne – norme così spietate e discriminatorie che non sarebbe sorprendente se essi si sentissero come lentamente torturati spiritualmente”.

In questa intervista esclusiva, il Vescovo Schneider, Ausiliare di Astana, nel Kazakistan, illustra le sue impressioni generali sul documento e affronta la questione della sua legittimità e del diritto dei vescovi di “resistere con riverenza e prudenza” alle nuove misure.

Il vescovo Schneider esorta i cardinali a esprimere le loro preoccupazioni al papa, “avvertendolo” del “grande danno” e della “evidente ingiustizia” che viene commessa contro un “considerevole gruppo di buoni cattolici”. Inoltre incoraggia i vescovi a estendere nei confronti dei fedeli la “carità creatrice”, applicando quel principio di epicheia in base al quale “in vista di un bene maggiore una legge non va osservata, in tutto o in parte”. E offre consigli ai seminaristi ed ai sacerdoti i quali temono che ora verrà loro proibito di celebrare la Messa tradizionale e altri sacramenti.

Monsignor Schneider raccomanda anche che i fedeli laici, alcuni dei quali, dice, “saranno ora costretti a una vita di Messe catacombali”, imitino la vedova importuna, di cui parla Nostro Signore nel Vangelo, “disturbando” i pastori come fa la vedova con la sua insistenza verso il giudice ingiusto (cfr. 18:1-8).

Monsignor Schneider ritiene infine che, per motivi di trasparenza, è tempo che sia pubblicato il rapporto dettagliato sull’applicazione del Summorum Pontificum di Benedetto XVI, preparato per il Papa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede sulla base di un’indagine del dicastero fra i vescovi del mondo. *

Diane Montagna – Eccellenza, il 18 dicembre l’Arcivescovo Arthur Roche, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino (CCD), ha pubblicato nuove linee guida per limitare ulteriormente la Messa e i sacramenti tradizionali, sotto forma di risposte a undici dubia (dubbi) con i quali il Vaticano ha riassunto “le domande più ricorrenti” ricevute circa la lettera apostolica di Papa Francesco Traditionis custodes (TC). Quali sono state le sue impressioni generali sul documento?

+Athanasius Schneider – La mia prima impressione è stata che vecchie ferite nella vita della Chiesa siano state riaperte inutilmente con il pretesto di raggiungere una maggiore unità. Tali misure, così giustificate, rasentano lo scherno, poiché contraddicono palesemente la politica generale di Papa Francesco di sanare le ferite nella vita della Chiesa dei nostri giorni, come ha detto, ad esempio, con le seguenti parole: «La cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite…» (Intervista a Papa Francesco di Padre Antonio Spadaro, L’Osservatore Romano, 21 settembre 2013).

Le nuove linee guida tradiscono una “irrigidimento ostile”, per usare una frase che Papa Francesco ha talvolta utilizzato per mettere in guardia i vescovi (vedi ad esempio Discorso del Santo Padre Francesco per la Conclusion della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 18 ottobre 2014). Si tratta di un testo di una rigidità inaudita e di una rigida uniformità che ricorda certe sentenze dell’Inquisizione o risposte ai dubia d’altri tempi, caratterizzate da un gonfio legalismo liturgico. Con freddezza tipicamente burocratica, queste nuove linee guida impongono norme così spietate e discriminatorie sulla vita di così tanti giovani cattolici — sia sacerdoti sia fedeli laici, uomini e donne — che non sarebbe sorprendente se essi si sentissero come lentamente torturati spiritualmente.

Per qualsiasi osservatore obiettivo, il messaggio chiaro che queste nuove linee guida inviano ai cattolici fedeli alla liturgia tradizionale è: “Con la vostra esperienza religiosa non siete i benvenuti nella Chiesa! La vostra esperienza della liturgia tradizionale è falsa e non autentica, state vivendo nell’autoinganno! Oggi non c’è pluralità liturgica nella Chiesa, perché c’è una sola e unica espressione della lex orandi, ed è la liturgia riformata. C’è una sola legge, e secondo questa legge dovete morire, cioè dovete abbandonare la liturgia dei vostri padri e dei Santi!».

Gli autori di questi nuovi orientamenti hanno chiaramente dimenticato il seguente principio enunciato dal Concilio Vaticano II: «La Chiesa, quando non è in questione la fede o il bene comune generale, non intende imporre, neppure nella liturgia, una rigida uniformità» (Sacrosanctum Concilium, 37). Le nuove linee guida annullano quanto affermato da Papa Francesco: «Il discernimento è … un processo creativo, che non si limita ad applicare schemi. È un antidoto contro la rigidità, perché le medesime soluzioni non sono valide ovunque» (Discorso ai vescovi ordinati nel corso dell’ultimo anno, 14 settembre 2017).

DM – Molti vescovi cattolici hanno dato un’interpretazione liberale e rilassata della Traditionis custodes. Le nuove linee guida suggeriscono fortemente che la Santa Sede stia ora stringendo le viti per garantire che i vescovi si conformino alla “direzione” indicata dalla Congregazione per il culto divino. Qual è il suo messaggio ai suoi fratelli vescovi?

AS – Incoraggio i miei fratelli vescovi a essere veramente pastori e ad estendere la “carità creatrice” ai loro fedeli, che sono cresciuti nell’antico rito romano o che grazie a questa di liturgia della Chiesa hanno avuto un incontro decisivo e pieno di grazia con Dio. Papa Francesco, infatti, ha spesso chiesto ai vescovi di applicare la creatività pastorale a quelle persone che sono emarginate e le cui aspirazioni religiose sono mal giudicate. Molti fedeli, che sono fedeli alla forma liturgica romana più antica, soprattutto i più giovani, sono lontani dall’intraprendere polemiche ecclesiastiche e liturgiche riguardo al Vaticano II e al Novus Ordo. Pertanto, come veri pastori, i vescovi dovrebbero trovare soluzioni creative affinché questi fedeli non vengano ghettizzati e trattati come cattolici di seconda classe. Qui i vescovi potrebbero applicare il principio morale dell’epicheia, per cui una legge non viene osservata, in tutto o in parte, per un bene maggiore.

DM – Nella lettera di accompagnamento alla Traditionis custodes Papa Francesco dice ai vescovi del mondo di aver preso la “ferma decisione” di “di abrogare tutte le norme, le istruzioni, le concessioni e le consuetudini precedenti” il suo motu proprio, in risposta alle loro richieste. Eppure, come è stato dettagliato in una trilogia di rapporti di buona fonte – che contengono la raccolta di citazioni dei vescovi incluse nel dettagliato rapporto preparato per Papa Francesco dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) – il messaggio inviato dai vescovi era “fondamentalmente di lasciare in pace il Summorum Pontificum, e di proseguire con una prudente e attenta applicazione”. È tempo che i vescovi chiedano alla Santa Sede di pubblicare il rapporto principale e dettagliato della CDF? [si veda la trilogia qui, qui e qui].

AS – Papa Francesco ha più volte invocato l’assoluta trasparenza all’interno della vita della Chiesa, e specialmente all’interno della Curia romana, come attesta il seguente comunicato: «La meta da raggiungere è sempre quella di favorire maggiore armonia nel lavoro dei vari Dicasteri e Uffici, al fine di realizzare una più efficace collaborazione in quell’assoluta trasparenza che edifica l’autentica sinodalità e la collegialità» (Saluto ai Cardinali riuniti per il Concistoro, 12 febbraio 2015). La pubblicazione del rapporto dettagliato preparato dalla CDF sulla base della sua indagine fra i vescovi del mondo è quindi molto necessaria. Anche se ciò non avviene nell’immediato, sappiamo che «nulla è nascosto che non sia manifestato, né nulla di segreto che non sia conosciuto e non venga alla luce» (Lc 8,17).

DM – Il gesuita italiano e dottore della Chiesa San Roberto Bellarmino (1542–1621) ha detto: “Come è lecito resistere al Papa, se ha assalito la persona di un uomo, così è lecito resistergli se ha aggredito anime, o turbato lo Stato, e molto di più se si è sforzato di distruggere la Chiesa. È lecito, dico, resistergli, non facendo ciò che comanda e ostacolando l’esecuzione della sua volontà”. Come successori degli Apostoli, i vescovi hanno il dovere di resistere a queste misure?

AS – I vescovi hanno il diritto di resistere con riverenza e prudenza a questi provvedimenti, poiché evidentemente nuocciono al bene della Chiesa intera, abolendo quasi del tutto un’esperienza liturgica millenaria che si è rivelata fruttuosa. Cancellare semplicemente il grande tesoro dei riti liturgici contenuto nel Pontificale Romanum, compresi i riti teologicamente e liturgicamente ricchi degli Ordini Maggiore e Minore, il rito della Confermazione e le varie consacrazioni (quali altari, chiese e vergini), conservati dalla Chiesa romana non da più di cinquant’anni, come nel caso dei riti liturgici riformati, ma nell’arco di un millennio, è dannoso per l’intera Chiesa. Coloro che attualmente detengono l’autorità a Roma – e hanno un mandato relativamente breve rispetto ai duemila anni di storia della Chiesa – non possono comportarsi come se fossero i proprietari esclusivi di un tesoro liturgico millenario della Chiesa. Inoltre, una notevole maggioranza di cattolici esemplari, che sono affezionati alla liturgia tradizionale e che non mancano affatto di fedeltà all’attuale Papa e ai propri vescovi, vengono apertamente calunniati e discriminati.

DM – Quali questioni canoniche sollevano i Responsa ad dubia? Questo documento è legittimo?

AS – Dal punto di vista formale, il documento è legittimo, poiché è stato emanato da una legittima autorità della Santa Sede, cioè la Congregazione per il Culto Divino, con l’approvazione del Romano Pontefice. I Responsa ad dubia rappresentano un esempio lampante della nota massima “summum ius, summa iniuria”, cioè che una legge formalmente corretta può diventare una grande ingiustizia. Questo documento passerà alla storia come un tragico esempio di come la Santa Sede possa risolvere con la violenza un delicato problema pastorale.
Le nuove linee guida della Congregazione per il culto divino non hanno risolto nulla, ma hanno invece creato uno stallo pastorale e gravi problemi di coscienza per molti sacerdoti e fedeli. In modo singolare, assistiamo a un intransigente metodo inquisitorio impiegato all’interno di un pontificato che si è autodefinito come caratterizzato dalla “tenerezza” e dalla sensibilità pastorale, come attestano le seguenti parole di Papa Francesco: «Se noi non arriveremo a questa Chiesa della vicinanza con atteggiamenti di compassione e tenerezza, non saremo la Chiesa del Signore.… Non dimentichiamo lo stile di Dio che ci deve aiutare: vicinanza, compassione e tenerezza» (Discorso di apertura del Sinodo, 9 ottobre 2021).

DM – Che cosa comporta il nuovo documento per gli Istituti ex Ecclesia Dei? Possono continuare a ordinare sacerdoti nel rito tradizionale?

AS – Il documento emanato dalla Congregazione per il culto divino non menziona esplicitamente gli Istituti ex-Ecclesia Dei. Tuttavia, è incerto se questi Istituti e comunità potranno continuare a utilizzare l’antico Pontificale Romanum per le Ordinazioni Minori e Maggiori, e per la celebrazione del sacramento della Cresima secondo lo stesso Pontificale, nelle loro parrocchie personali e in altri luoghi in cui svolgono il loro apostolato. La Santa Sede deve considerare il fatto che la stessa Santa Sede, nell’erezione di questi Istituti, diede loro la garanzia di poter utilizzare tutti i libri liturgici validi prima del Concilio Vaticano II. Il punto nevralgico a questo proposito è la questione dei Riti di Ordinazione. Se la Santa Sede negasse a questi Istituti e comunità i vecchi Riti di Ordinazione, sarebbe un terribile esempio di violazione della parola solenne e diminuirebbe la credibilità e l’integrità della Santa Sede anche nei rapporti ecumenici con le comunità non cattoliche. Le comunità non cattoliche stanno a guardare e vedono chiaramente che la Santa Sede sta rompendo la parola data con un gruppo di cattolici con i quali era giunta a una soluzione pacifica e riconciliante. Il trattamento violento e traditore verso i cattolici fedeli all’antica tradizione liturgica sicuramente non spingerà le comunità ecclesiali ortodosse a riconciliarsi con la Sede Apostolica.

DM – Perché il Vaticano consentirà al gruppo New Ways Ministry, che promuove l’agenda Lgbt, di partecipare al sinodo sulla sinodalità, e invece non ascolta i cattolici tradizionali né si consulta con loro su nessuna di queste nuove misure? Cosa devono pensare della sinodalità i fedeli, quando la gerarchia ascolta un gruppo contrario all’insegnamento della Chiesa ma non i cattolici che sostengono la Tradizione e l’insegnamento della Chiesa?

AS – L’arbitrario “prendere o lasciare” della Santa Sede rivela a qualsiasi osservatore oggettivo che la “sinodalità” — con il suo “ascoltare tutti” — è in realtà uno sforzo ideologico unilaterale. Non è una vera sinodalità, ma uno sforzo egocentrico di persone intolleranti e affini a un programma prefissato per rendere la Fede cattolica e la liturgia cattolica sempre più vaghe e nebulose. Chi costituisce un ostacolo a questa agenda, come i tanti cattolici, compresi molti giovani, che sono affezionati alla liturgia tradizionale, non sarà integrato nel processo decisionale.

DM – Padre Claude Barthe, storico, giurista ed esperto di liturgia tradizionale della diocesi di Fréjus-Toulon in Francia, ha dichiarato al National Catholic Register, dopo la pubblicazione del documento, che «in nome del sensus fidelium, dobbiamo opporci alla Traditionis custodes e alla sua chiarificazione mediante la non obbedienza, perché è una legge dottrinalmente ingiusta». Secondo lei, i laici come dovrebbero rispondere ai nuovi orientamenti?

AS – Per il bene spirituale di tutta la Chiesa e per l’onore della Sede Apostolica, che ha sempre custodito con vigilanza e trasmesso l’intero patrimonio liturgico, i laici continuino a chiedere alle autorità della Santa Sede, in primo luogo allo stesso Papa, di concedere piena libertà alla liturgia tradizionale, compreso l’intero patrimonio liturgico della Chiesa romana, senza condizioni umilianti e discriminatorie. Tali richieste potrebbero essere fatte attraverso petizioni e specialmente attraverso una catena di preghiera mondiale. I fedeli devono imitare la vedova importuna, di cui parla Nostro Signore nel Vangelo, nella sua insistenza con il giudice ingiusto (cfr Lc 18,1-8).
Potrebbero seguire il consiglio dello stesso Papa Francesco, che ha chiesto ai laici di “disturbare” i loro pastori, citando San Cesario di Arles (+542). Papa Francesco infatti ha detto: «Una volta ho letto una cosa bellissima di come il popolo di Dio aiuta i vescovi e i sacerdoti ad essere buoni pastori. È uno scritto di San Cesario di Arles, un padre dei primi secoli della Chiesa. Lui spiegava come il popolo di Dio deve aiutare il pastore, e faceva questo esempio: quando il vitellino ha fame va dalla mucca, dalla madre, a prendere il latte. La mucca, però, non lo dà subito: sembra che se lo trattenga per sé. E cosa fa il vitellino? Bussa col suo naso alla mammella della mucca, perché venga il latte. È bella l’immagine! “Così voi – dice questo santo – dovete essere con i pastori: bussare sempre alla loro porta, al loro cuore, perché vi diano il latte della dottrina, il latte della grazia e il latte della guida”. E vi chiedo, per favore, di importunare i pastori, di disturbare i pastori, tutti noi pastori, perché possiamo dare a voi il latte della grazia, della dottrina e della guida. Importunare! Pensate a quella bella immagine del vitellino, come importuna la mamma perché gli dia da mangiare» (Regina coeli, 11 maggio 2014).

DM – Ciò che sembra emergere dal documento è che questo è il trionfo del positivismo magisteriale, più che di una fede ricevuta. In altre parole, ora ci viene detto cosa credere sulla liturgia, contro ciò che abbiamo imparato dalla nostra Santa Madre Chiesa su ciò che è vero, buono, bello e santo.

AS – Penso che faremmo bene tutti, e in primo luogo coloro che hanno un’alta autorità nella Chiesa, a ricordare l’atteggiamento costante della Chiesa romana lungo i millenni, cioè la deferenza al peso decisivo della tradizione nella fede e nella liturgia della Chiesa. Il principio dei primi secoli, formulato da Papa Stefano I (+ 257), resta un fulgido esempio: nihil innovetur nisi quod traditum est, cioè «non si rinnovi nulla se non ciò che è stato tramandato». Applicando questo principio a una riforma liturgica, deve essere conservata non solo la sostanza, ma anche altre parti rilevanti del rito liturgico. Il Novus Ordo Missae è un esempio di riforma in cui, in parti significative della Messa, sono state introdotte innovazioni che non erano state tramandate, come, ad esempio, le nuove Preghiere dell’Offertorio o l’esistenza di una molteplicità di Preghiere eucaristiche. L’autentica Messa del Concilio Vaticano II è l’Ordo Missae del 1965 con le sue modifiche attente e non rivoluzionarie.
In tempi di grande e generalizzata confusione dottrinale e liturgica, di esperimenti e innovazioni, un cattolico deve seguire l’antichità, secondo San Vincenzo di Lerins (+445): «Cosa farà dunque un cristiano cattolico, se una piccola parte della Chiesa si è tagliata fuori dalla comunione della fede universale? Che cosa, sicuramente, se non preferire la solidità di tutto il corpo all’instabilità di un membro pestilenziale e corrotto? Cosa, se qualche nuovo contagio cerca di infettare non solo una porzione insignificante della Chiesa, ma la Chiesa intera? Allora sarà sua cura aggrapparsi all’antichità, che oggi non può essere sedotta da nessuna frode di novità. Ma cosa succede se nella stessa antichità si trova l’errore da parte di due o tre uomini, o comunque di una città o anche di una provincia? Allora sarà sua cura con ogni mezzo preferire i decreti, se ci sono, di un antico concilio generale all’imprudenza e all’ignoranza di pochi. Ma cosa succede se dovesse sorgere qualche errore sul quale non si trova nessun decreto di questo tipo? Allora egli deve raccogliere, consultare e interrogare le opinioni degli antichi, di coloro cioè che, pur vivendo in tempi e luoghi diversi, pur continuando nella comunione e nella fede dell’unica Chiesa cattolica, si ergono ad autorità riconosciute e approvate; e tutto ciò che egli accerterà essere stato ritenuto, scritto, insegnato, non da uno o due di essi soltanto, ma da tutti, ugualmente, con un unico consenso, apertamente, frequentemente, persistentemente, deve comprendere che anche egli stesso deve credere» (Commonitorium, 3, 7-8).
Nei momenti di dubbio, seguiamo e aggrappiamoci all’antichità, il che significa attenersi alla tradizione che è rimasta valida fino all’introduzione di novità ambigue. Questo è stato il principio guida della Chiesa romana attraverso i secoli.

DM – Quale effetto crede che avrà questo documento sui seminari e qual è il suo messaggio ai sacerdoti e ai seminaristi?

AS – Sacerdoti e seminaristi dovrebbero intensificare lo studio dei documenti sulla tradizione della fede cattolica e della liturgia cattolica, aumentando così il loro amore per ciò che i nostri antenati e i santi credevano, custodivano e vivevano: la liturgia tradizionale della Chiesa romana. Dovrebbero chiedere con insistenza ai loro superiori e vescovi di consentire le celebrazioni della liturgia tradizionale e di applicare il principio dell’epicheia nel concedere, almeno individualmente, il diritto di celebrare nel rito antico. Se viene loro negato tale diritto, possono, utilizzando lo stesso principio dell’epicheia — e la situazione di emergenza dell’attuale crisi senza precedenti nella Chiesa — celebrare almeno privatamente il rito tradizionale della Santa Messa.

DM – Se Papa Francesco può annullare l’eredità di Papa Benedetto XVI (cioè Summorum Pontificum) e contraddire direttamente l’insegnamento di Benedetto su una materia così importante come la sacra liturgia (e l’insegnamento di Papa San Pio V in Quo primum tempore), questo significa che qualsiasi insegnamento di un Papa può essere facilmente annullato dal suo successore. Ma, se così è, che fine fa l’autorità di Pietro? Che tipo di precedente costituisce questa vicenda per l’autorità del futuro insegnamento pontificio e per l’autorità della Chiesa in generale?

AS – Qui tradizione e antichità dovrebbero sempre avere il primato. Quanto più un Papa custodisce e trasmette fedelmente i tesori vivi della fede e della liturgia della Chiesa romana – che non sono affatto un “pezzo da museo”, ma una realtà viva, come lo furono per tanti grandi santi – tanto meglio adempie al suo compito ed esercita la sua autorità come successore di Pietro. Un Papa dovrebbe annullare le decisioni dei suoi predecessori solo quando sono chiaramente novità e rotture con la fede e i riti liturgici. Abbiamo avuto diversi esempi lungo la storia. Le lettere di Papa Onorio I (+638), molto ambigue dal punto di vista dottrinale, furono annullate dai suoi successori; ad esempio da San Leone II, il quale affermò: «Onorio, invece di purificare questa Chiesa apostolica, lasciò che la fede immacolata fosse macchiata da un tradimento profano». Per citare un altro esempio: nel 1535 Papa Paolo III emanò un Breviario che fu compilato dal Cardinale Quiñones ed ebbe più di cento edizioni. Tuttavia, per il suo disprezzo della tradizione, Papa Paolo IV lo bandì nel 1558.
La Traditionis custodes e il nuovo documento della Congregazione per il Culto Divino stanno distruggendo l’opera paziente di pace, riconciliazione e comunione ecclesiale compiuta da Papa Giovanni Paolo II con il motu proprio Ecclesia Dei e da Papa Benedetto XVI con il Summorum Pontificum. Essi hanno davvero costruito ponti con la Tradizione e con una parte considerevole del clero e dei fedeli tradizionali, mostrando così che cosa significa veramente essere un pontifex. Mentre adesso Papa Francesco ha smantellato il ponte costruito dai suoi due predecessori.

DM – Lei ha frequenti rapporti con il clero ortodosso. I leader ortodossi si sono avvicinati alla Chiesa cattolica durante il pontificato di Benedetto soprattutto perché hanno apprezzato il suo rispetto per la sacra liturgia. Come crede che considereranno queste misure per eliminare la liturgia tradizionale e i sacramenti della Chiesa romana? Secondo lei, tutto questo che effetto avrà sui rapporti ecumenici con gli ortodossi?

AS – Tali provvedimenti della Santa Sede, che mostrano chiaramente disprezzo per l’antica tradizione liturgica, amplieranno senza dubbio il divario di una già esistente sfiducia nei confronti della Santa Sede da parte delle Chiese ortodosse, soprattutto russo-ortodosse. Ricordo con commozione che quando Papa Benedetto XVI emanò il motu proprio Summorum Pontificum, davvero epocale e magnanimo, diversi sacerdoti e vescovi russo-ortodossi si congratularono con me. Un vescovo ortodosso propose persino che la domenica nella nostra cattedrale si celebrasse regolarmente una Messa tradizionale in latino.

DM – Come si può risolvere tutto ciò? Cosa deve succedere perché queste guerre liturgiche, che secondo i cattolici tradizionali sono state riaccese da questi ultimi documenti, abbiano fine?

AS – Dobbiamo tenere a mente che gli atti violenti non durano a lungo. Le violenze e le ingiustizie fatte a un gruppo considerevole di figli e figlie modello della Chiesa, attraverso il recente documento della Santa Sede, avranno un effetto contrario. La tradizione liturgica sarà ancora più amata e custodita. Alcuni sacerdoti e fedeli saranno costretti a una vita di Messe catacombali. Eppure non dovrebbero scoraggiarsi o amareggiarsi. È la Divina Provvidenza che ha permesso questa dolorosa prova, nella quale stiamo vedendo le autorità della Santa Sede perseguitare i buoni cattolici fedeli al tesoro liturgico millenario della Chiesa Romana. I buoni cattolici devono continuare ad amare il Papa e i loro vescovi e devono aumentare le loro preghiere e gli atti di riparazione e di penitenza, implorando umilmente Dio che apra gli occhi del Papa e dei vescovi e accenda in loro la stima e l’amore per il tesoro costituito da queste antiche tradizioni liturgiche. Papa Francesco e tanti altri vescovi ricordino la gioia dei giorni della loro infanzia e giovinezza, quando ascoltavano, o pronunciavano essi stessi, queste parole commoventi e sempre giovani: “Introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetificat iuventutem meam!”, cioè: “Mi accosterò all’altare di Dio, al Dio che allieta la mia giovinezza”. Ci auguriamo fermamente che, un giorno, lo stesso Romano Pontefice pronuncerà nuovamente queste parole ai piedi dell’altare nella basilica di San Pietro a Roma.

Articoli precedenti sulla sciagura dell’ennesimo Motu proprio di Papa Francesco, dal titolo Traditionis custodes

– Padre Claude Barthe: “Nel nome del sensus fidelium, dobbiamo opporci alla Traditionis custodes e alla sua chiarificazione attraverso la non accoglienza, perché è una legge dottrinalmente ingiusta” – 18 dicembre 2021
– Il Cardinal Vicario di Roma emana norme per la severissima attuazione di Traditionis custodes. “Tempi duri per i fedeli romani e non solo”… La “mossa del cavallo” – 10 novembre 2021
– Dalla pace di Benedetto alla guerra di Francesco. Fedeli Cattolici rispondono al contestato Motu proprio Traditionis custodes – 1° novembre 2021
– Separare la realtà dalla fiction, il fatti dalla narrazione. La storia nascosta dietro il contestato Motu proprio Traditionis custodes. Il sondaggio dei Vescovi fu tradito o ignorato – 10 ottobre 2021
– Traditionis custodes. Lettera di fedeli legati alla Messa tradizionale ai cattolici di tutto il mondo, che dal Papa regnante attendono del pane anziché delle pietre – 10 settembre 2021
– Traditiones custodes: “Una nuova guerra liturgica nella Chiesa”. Intervista di Présent a Padre Claude Barthe. Ignorato il bene delle anime – 31 luglio 2021
– Traditionis custodes: un atto di debolezza – 28 luglio 2021
– “Dacci indietro la Messa”. Il 10° Pellegrinaggio internazionale Populus Summorum Pontificum – 17 luglio 2021
– Prendere il bosco. Traditionis custodes, Motu proprio umiliante, rigido e sciagurato: non c’è posto per la tradizione liturgica nella chiesa bergogliana. Il Concilio Vaticano II è la questione reale – 17 luglio 2021
– Con “Traditionis custodes” Papa Francesco tenta di ridurre drasticamente l’uso della Messa tridentina. Il testo del Motu proprio e della Lettera di accompagnamento – 17 luglio 2021

http://www.korazym.org/69408/il-vescovo-athanasius-schneider-traditionis-custodes-e-norma-violenta-e-ingiusta-non-va-applicata-i-cardinali-avvertano-il-papa-dellingiustizia-commessa/
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MESSAGGIO DI NATALE DI MONS. CARLO MARIA VIGANO'
 19 dic 2021
https://www.youtube.com/watch?v=E_PQsHB8Fyo
Accademia Adriatica di Filosofia Nuova Italia
Video messaggio in occasione del Santo Natale di Mons. Carlo Maria Viganò
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https://www.aldomariavalli.it/2021/12/23/traditionis-custodes-e-responsa-ecco-nomi-e-ragioni-che-stanno-dietro-alla-guerra-dichiarata-alla-tradizione/
“Traditionis custodes” e “Responsa” / Ecco nomi e ragioni che stanno dietro alla guerra dichiarata alla Tradizione

23Dic
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by Aldo Maria Valli
Cari amici di Duc in altum, questo articolo del professor Rubén Peretó Rivas è imperdibile. Perché non solo fa i nomi di chi c’è dietro l’operazione Traditionis custodes e l’intera guerra alla Tradizione, ma mette bene in luce il profilo di questi epigoni del modernismo liturgico: ideologi incapaci di accettare la realtà e tutti impegnati, con la furia tipica degli ideologi, a disegnare e imporre con la forza una realtà conforme alla loro visione.

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di Rubén Peretó Rivas

Coloro che conoscono il diritto canonico assicurano che Traditiones custodes è un documento molto discutibile dal punto di vista giuridico, e ancor più discutibili sono le risposte della Congregazione per il culto divino sui dubbi che sarebbero giunti in Vaticano da parte dei vescovi in merito all’applicazione della lettera apostolica. Normative di questo tipo sembrano dettate da un tiranno che, considerandosi al di sopra di ogni ordine legale, ritiene di avere il diritto di fare ciò che vuole. Tuttavia, l’aspetto più grave non è quello canonico, ma sta nell’enorme danno e dolore provocati a decine di migliaia di anime che non vengono né ascoltate né prese in considerazione, ma sono semplicemente emarginate e condannate a una più o meno rapida estinzione.

La domanda a cui cerco di rispondere in questo articolo è: perché agiscono così?

Prima di tutto è necessario capire chi sono gli autori di questa strage del mondo tradizionale. Sebbene il responsabile ultimo sia papa Francesco, i mandanti sono altri. Sappiamo che il pontefice non è interessato alla liturgia, riformata o tradizionale che sia, e la prova sta nel fatto che durante i primi otto anni del suo pontificato non ha preso nessuna decisione restrittiva in merito. Piuttosto il contrario. La volontà di colpire la Tradizione, a mio avviso, proviene dal gruppo di studiosi del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, eredi, insieme agli esponenti della Scuola di Bologna, dello “spirito conciliare” in materia liturgica e non solo. Mi riferisco al combattivo ed emblematico professor Andrea Grillo, che dal 2017 opera all’ombra di Santa Marta e che, come è stato spiegato in questo blog (qui e qui), aveva predetto che cosa sarebbe accaduto. Mi riferisco anche a monsignor Vittorio Viola, ofm, segretario della Congregazione del culto uscito dalle viscere di Sant’Anselmo, e a padre Corrado Maggioni, fino a pochi mesi fa sottosegretario dello stesso dicastero, ai quali si aggiungono tanti altri (vedere qui). Si tratta di una piccola élite di illuminati i quali riconoscono come progenitori monsignor Annibale Bugnini e il suo segretario, monsignor Piero Marini, responsabili degli eccessi liturgici che hanno segnato il pontificato di Giovanni Paolo II.

Una volta stabilito che sono gli artefici della guerra alla Tradizione, torna la domanda: perché lo fanno? Perché coinvolgere la Chiesa in una guerra che sembrava superata? Le ragioni sono molteplici.

Come tutte le élite illuminate, anche questa ha una forte tendenza all’ideologizzazione. Ogni ideologo è assolutamente convinto della verità delle proprie idee e interpreta e manipola la realtà in base a esse. È inutile offrire argomentazioni, è inutile intavolare discussioni, ed è altrettanto inutile evidenziare dati concreti. Se la realtà non è conforme alle loro idee, peggio per la realtà. Per illustrare questo fenomeno non esiste esempio migliore del marxismo. Poco importava che la collettivizzazione e le altre misure che l’élite bolscevica escogitava per favorire la liberazione del proletariato russo fossero respinte da quello stesso proletariato e che ogni volta fallissero. Le misure erano imposte a ogni costo, anche se ciò si traduceva in gulag nei quali morivano milioni di persone. Per l’ideologo la realtà non conta.
Colpisce che, sia in Traditionis custodes sia nel documento di recente pubblicazione, si parli più e più volte della “ricchezza” della riforma liturgica del Vaticano II. Questo tipo di affermazione è tipico dell’ideologo incapace di valutare la realtà. La riforma fu concepita per promuovere una più attiva partecipazione dei fedeli alla vita liturgica della Chiesa, ma ciò che vediamo cinquant’anni dopo è che le chiese si sono svuotate, la frequenza dei fedeli alle funzioni liturgiche è diminuita drasticamente, concentrandosi soprattutto nelle persone anziane, e i seminari, dove si formavano i ministri del culto, si sono svuotati. Sarebbe un errore affermare che la catastrofe sia stata conseguenza della riforma del Vaticano II. È probabile infatti che se tale riforma non fosse avvenuta, la realtà sarebbe stata simile, o anche peggiore, di quella che vediamo. Non lo sappiamo. Tuttavia, ciò che possiamo affermare con logica certezza è che la riforma liturgica promossa dal Concilio Vaticano II non è stata efficace nell’impedire l’allontanamento dei fedeli cattolici dalla Chiesa. E questa non è altro che una valida deduzione che parte dall’osservazione di dati oggettivi. Negarla non è possibile, e gli unici che possono farlo sono, appunto, gli ideologi, talmente innamorati della loro idea da essere incapaci di confrontarla con la realtà.

Traditionis custodes e i Responsa ad dubia, non fanno altro che confermare il fallimento della riforma. Infatti, che a cinquant’anni dalla sua applicazione si sia dovuto ricorrere a misure draconiane per impedire a decine di migliaia di fedeli, per lo più giovani, di frequentare le funzioni tradizionali, implica che i presunti benefici delle riforme non fossero tali, poiché, altrimenti, nessuno avrebbe più memoria della Messa tradizionale.
In breve, la seconda ragione per cui fanno ciò che fanno è la loro incapacità di riconoscere e accettare il fallimento; una profonda mancanza di umiltà che li porta a preferire l’annientamento dei fedeli tradizionalisti, privandoli dei sacramenti, piuttosto che riconoscere che quei benefici della riforma non erano altro che sogni ad occhi aperti, provocati dai vapori scaturiti dal fatuo ottimismo del dopoguerra.

Al di là del fatto che gli ideologi dietro tutte queste misure siano riconosciuti liturgisti, la verità è che essi mostrano una profonda carenza nella loro concezione dei sacramenti. Questi infatti non vengono più intesi come i canali della grazia assolutamente necessari e indispensabili per la salvezza delle anime, ma come luogo privilegiato per l’esercizio del potere. Secondo gli ideologi, è preferibile lasciare i fedeli senza sacramenti, anziché consentire l’accesso alle celebrazioni secondo il rito che i cattolici hanno praticato per più di 1.500 anni e che è stato sancito come valido e mai abrogato da papa Benedetto XVI.
Quanto accaduto negli ultimi due anni, con il pretesto della pandemia di coronavirus, mostra la preoccupante tendenza dell’episcopato mondiale a imporre la propria autorità in modo spietato, privando sacerdoti e fedeli dei loro diritti più elementari, a partire, appunto, dall’accesso ai sacramenti. Il ministero episcopale è stato ridotto a un puro e semplice esercizio di potere, del tutto indifferente alla dimensione spirituale della funzione propria del vescovo.

Un quarto motivo per cui gli ideologi si comportano come si comportano sta nella loro concezione positivistica del diritto liturgico. Per i positivisti, la liturgia è mutata in legge tramite la decisione dell’autorità competente. Questo è l’atteggiamento che vediamo non solo nei legislatori romani, ma anche in buona parte dei vescovi del mondo che, di fronte alla pretesa dei loro fedeli, affermano: “È ciò che comanda il papa”. Questa però non è la concezione cattolica della legge. La concezione cattolica della legge, infatti, suppone che la legge stessa sia sancita in vista della salvezza delle anime e trova la sua legittimità nell’uso costante che diventa consuetudine. L’autorità, quindi, non crea la liturgia né la usa, ma semplicemente la purifica in modo che tutti i suoi elementi siano conformi alla fede. La riforma liturgica del Vaticano II, così come Traditionis custodes e i Responsa, ha trovato attuazione in una cornice di interpretazione positivista del diritto. Quindi, se la consuetudine e il bene delle anime cessano di essere prese in considerazione, e l’appello è al solo peso della legge, tutti i mezzi saranno adeguati per affermare l’autorità e applicare con durezza quella stessa legge.
Dunque, i tentativi di annientamento della liturgia tradizionale sono perpetrati, a mio avviso, da una piccola élite illuminata che, dai propri laboratori sull’Aventino, decide cosa è meglio per il popolo di Dio. Sarebbe conveniente che qualcuno li avvertisse che papa Francesco aderisce alla “teologia del popolo”, di taglio peronista, secondo la quale Dio si rivela nella voce del popolo. Non sarebbe il caso, allora, di ascoltare la voce di Dio che si esprime nella porzione di popolo che preferisce la liturgia tradizionale? O per caso questa rivelazione dovrebbe essere ascoltata fintanto che coincide con i preconcetti di chi detiene il potere? Tutto questo delinea un quadro molto simile, come ho già detto, a quello che caratterizzò la cricca di ideologi che cercò di applicare il marxismo nell’Unione Sovietica. Hanno fallito, e per il popolo russo sono stati settant’anni di sofferenza. E anche in questo caso falliranno. Nulla potranno le imposizioni di un gruppo di illuminati contro la pietà e la memoria del popolo fedele.

Fonte: caminante-wanderer.blogspot.com

Traduzione di Valentina Lazzari

Titolo originale: Los motivos del intento de aniquilación de la liturgia tradicional
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https://www.aldomariavalli.it/2021/12/24/monsignor-schneider-traditionis-custodes-norma-violenta-e-ingiusta-non-va-applicata-i-cardinali-avvertano-il-papa-dellingiustizia-commessa/
 Monsignor Schneider / “Traditionis custodes”, norma violenta e ingiusta, non va applicata. I cardinali avvertano il papa dell’ingiustizia commessa

24Dic
by Aldo Maria Valli
Cari amici di Duc in altum, vi propongo la versione italiana della bella, esaustiva e illuminante intervista di Diane Montagna al vescovo Athanasius Schneider su Traditiones custodes e i Responsa ad dubia. Come sempre, monsignor Schneider è cristallino e non si nasconde dietro le parole.

*** di Diane Montagna

Nella sua prima intervista cartacea dall’uscita dei Responsa ad dubia (Risposte ai dubbi) della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti circa alcune disposizioni della Traditionis custodes di papa Francesco, il vescovo Athanasius Schneider dichiara che il nuovo documento “riapre inutilmente” vecchie ferite nella Chiesa, “confina con lo scherno” e tradisce una “inflessibilità ostile” nei confronti dei cattolici fedeli alla liturgia tradizionale del rito romano.

“Sorprendentemente – afferma il vescovo – ci troviamo di fronte a un metodo intransigente, simile a quello inquisitorio, impiegato in un pontificato che si è autodefinito come caratterizzato dalla ‘tenerezza’ e dalla sensibilità pastorale.”

“Con freddezza burocratica – prosegue monsignor Schneider – queste nuove linee guida impongono alla vita di così tanti giovani cattolici – sia sacerdoti sia fedeli laici, uomini e donne – norme così spietate e discriminatorie che non sarebbe sorprendente se essi si sentissero come lentamente torturati spiritualmente.”

In questa intervista esclusiva, il vescovo Schneider, ausiliare di Astana, nel Kazakistan, illustra le sue impressioni generali sul documento e affronta la questione della sua legittimità e del diritto dei vescovi di “resistere con riverenza e prudenza” alle nuove misure.

Il vescovo Schneider esorta i cardinali a esprimere le loro preoccupazioni al papa, “avvertendolo” del “grande danno” e della “evidente ingiustizia” che viene commessa contro un “considerevole gruppo di buoni cattolici”. Inoltre incoraggia i vescovi a estendere nei confronti dei fedeli la “carità creatrice”, applicando quel principio di epicheia in base al quale “in vista di un bene maggiore una legge non va osservata, in tutto o in parte”. E offre consigli ai seminaristi ed ai sacerdoti i quali temono che ora verrà loro proibito di celebrare la Messa tradizionale e altri sacramenti.

Monsignor Schneider raccomanda anche che i fedeli laici, alcuni dei quali, dice, “saranno ora costretti a una vita di Messe catacombali”, imitino la vedova importuna, di cui parla Nostro Signore nel Vangelo, “disturbando” i pastori come fa la vedova con la sua insistenza verso il giudice ingiusto (cfr. 18:1-8).

Monsignor Schneider ritiene infine che, per motivi di trasparenza, è tempo che sia pubblicato il rapporto dettagliato sull’applicazione del Summorum Pontificum di Benedetto XVI, preparato per il papa dalla Congregazione per la dottrina della fede sulla base di un’indagine del dicastero fra i vescovi del mondo.

* Diane Montagna – Eccellenza, il 18 dicembre l’arcivescovo Arthur Roche, prefetto della Congregazione per il culto divino (Ccd), ha pubblicato nuove linee guida per limitare ulteriormente la Messa e i sacramenti tradizionali, sotto forma di risposte a undici dubia (dubbi) con i quali il Vaticano ha riassunto “le domande più ricorrenti” ricevute circa la lettera apostolica di papa Francesco Traditionis custodes (Tc). Quali sono state le sue impressioni generali sul documento?

+Athanasius Schneider – La mia prima impressione è stata che vecchie ferite nella vita della Chiesa siano state riaperte inutilmente con il pretesto di raggiungere una maggiore unità. Tali misure, così giustificate, rasentano lo scherno, poiché contraddicono palesemente la politica generale di papa Francesco di sanare le ferite nella vita della Chiesa dei nostri giorni, come ha detto, ad esempio, con le seguenti parole: «La cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite…» (Intervista a papa Francesco di padre Antonio Spadaro, L’Osservatore Romano, 21 settembre 2013).

Le nuove linee guida tradiscono una “irrigidimento ostile”, per usare una frase che papa Francesco ha talvolta utilizzato per mettere in guardia i vescovi (vedi ad esempio Discorso del Santo Padre Francesco per la Conclusion della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 18 ottobre 2014). Si tratta di un testo di una rigidità inaudita e di una rigida uniformità che ricorda certe sentenze dell’Inquisizione o risposte ai dubia d’altri tempi, caratterizzate da un gonfio legalismo liturgico. Con freddezza tipicamente burocratica, queste nuove linee guida impongono norme così spietate e discriminatorie sulla vita di così tanti giovani cattolici — sia sacerdoti sia fedeli laici, uomini e donne — che non sarebbe sorprendente se essi si sentissero come lentamente torturati spiritualmente.

Per qualsiasi osservatore obiettivo, il messaggio chiaro che queste nuove linee guida inviano ai cattolici fedeli alla liturgia tradizionale è: “Con la vostra esperienza religiosa non siete i benvenuti nella Chiesa! La vostra esperienza della liturgia tradizionale è falsa e non autentica, state vivendo nell’autoinganno! Oggi non c’è pluralità liturgica nella Chiesa, perché c’è una sola e unica espressione della lex orandi, ed è la liturgia riformata. C’è una sola legge, e secondo questa legge dovete morire, cioè dovete abbandonare la liturgia dei vostri padri e dei Santi!».

Gli autori di questi nuovi orientamenti hanno chiaramente dimenticato il seguente principio enunciato dal Concilio Vaticano II: «La Chiesa, quando non è in questione la fede o il bene comune generale, non intende imporre, neppure nella liturgia, una rigida uniformità» (Sacrosanctum Concilium, 37). Le nuove linee guida annullano quanto affermato da papa Francesco: «Il discernimento è … un processo creativo, che non si limita ad applicare schemi. E’ un antidoto contro la rigidità, perché le medesime soluzioni non sono valide ovunque.» (Discorso ai vescovi ordinati nel corso dell’ultimo anno, 14 settembre 2017).

DM – Molti vescovi cattolici hanno dato un’interpretazione liberale e rilassata della Traditionis custodes. Le nuove linee guida suggeriscono fortemente che la Santa Sede stia ora stringendo le viti per garantire che i vescovi si conformino alla “direzione” indicata dalla Congregazione per il culto divino. Qual è il suo messaggio ai suoi fratelli vescovi?

AS – Incoraggio i miei fratelli vescovi a essere veramente pastori e ad estendere la “carità creatrice” ai loro fedeli, che sono cresciuti nell’antico rito romano o che grazie a questa di liturgia della Chiesa hanno avuto un incontro decisivo e pieno di grazia con Dio. Papa Francesco, infatti, ha spesso chiesto ai vescovi di applicare la creatività pastorale a quelle persone che sono emarginate e le cui aspirazioni religiose sono mal giudicate. Molti fedeli, che sono fedeli alla forma liturgica romana più antica, soprattutto i più giovani, sono lontani dall’intraprendere polemiche ecclesiastiche e liturgiche riguardo al Vaticano II e al Novus Ordo. Pertanto, come veri pastori, i vescovi dovrebbero trovare soluzioni creative affinché questi fedeli non vengano ghettizzati e trattati come cattolici di seconda classe. Qui i vescovi potrebbero applicare il principio morale dell’epicheia, per cui una legge non viene osservata, in tutto o in parte, per un bene maggiore.

DM – Nella lettera di accompagnamento alla Traditionis custodes Papa Francesco dice ai vescovi del mondo di aver preso la “ferma decisione” di “di abrogare tutte le norme, le istruzioni, le concessioni e le consuetudini precedenti” il suo motu proprio, in risposta alle loro richieste. Eppure, come è stato dettagliato in una trilogia di rapporti di buona fonte – che contengono la raccolta di citazioni dei vescovi incluse nel dettagliato rapporto preparato per papa Francesco dalla Congregazione per la dottrina della fede (Cdf) – il messaggio inviato dai vescovi era “fondamentalmente di lasciare in pace il Summorum Pontificum, e di proseguire con una prudente e attenta applicazione”. È tempo che i vescovi chiedano alla Santa Sede di pubblicare il rapporto principale e dettagliato della Cdf? [si veda la trilogia qui, qui e qui]

AS – Papa Francesco ha più volte invocato l’assoluta trasparenza all’interno della vita della Chiesa, e specialmente all’interno della Curia romana, come attesta il seguente comunicato: «La meta da raggiungere è sempre quella di favorire maggiore armonia nel lavoro dei vari Dicasteri e Uffici, al fine di realizzare una più efficace collaborazione in quell’assoluta trasparenza che edifica l’autentica sinodalità e la collegialità.» (Saluto ai Cardinali riuniti per il Concistoro, 12 febbraio 2015). La pubblicazione del rapporto dettagliato preparato dalla Cdf sulla base della sua indagine fra i vescovi del mondo è quindi molto necessaria. Anche se ciò non avviene nell’immediato, sappiamo che «nulla è nascosto che non sia manifestato, né nulla di segreto che non sia conosciuto e non venga alla luce» (Lc 8,17).

DM – Il gesuita italiano e dottore della Chiesa san Roberto Bellarmino (1542–1621) ha detto: “Come è lecito resistere al papa, se ha assalito la persona di un uomo, così è lecito resistergli se ha aggredito anime, o turbato lo stato, e molto di più se si è sforzato di distruggere la Chiesa. È lecito, dico, resistergli, non facendo ciò che comanda e ostacolando l’esecuzione della sua volontà”. Come successori degli Apostoli, i vescovi hanno il dovere di resistere a queste misure?

AS – I vescovi hanno il diritto di resistere con riverenza e prudenza a questi provvedimenti, poiché evidentemente nuocciono al bene della Chiesa intera, abolendo quasi del tutto un’esperienza liturgica millenaria che si è rivelata fruttuosa. Cancellare semplicemente il grande tesoro dei riti liturgici contenuto nel Pontificale Romanum, compresi i riti teologicamente e liturgicamente ricchi degli Ordini Maggiore e Minore, il rito della Confermazione e le varie consacrazioni (quali altari, chiese e vergini), conservati dalla Chiesa romana non da più di cinquant’anni, come nel caso dei riti liturgici riformati, ma nell’arco di un millennio, è dannoso per l’intera Chiesa. Coloro che attualmente detengono l’autorità a Roma – e hanno un mandato relativamente breve rispetto ai duemila anni di storia della Chiesa – non possono comportarsi come se fossero i proprietari esclusivi di un tesoro liturgico millenario della Chiesa. Inoltre, una notevole maggioranza di cattolici esemplari, che sono affezionati alla liturgia tradizionale e che non mancano affatto di fedeltà all’attuale papa e ai propri vescovi, vengono apertamente calunniati e discriminati.

DM – Quali questioni canoniche sollevano i Responsa ad dubia? Questo documento è legittimo?

AS – Dal punto di vista formale, il documento è legittimo, poiché è stato emanato da una legittima autorità della Santa Sede, cioè la Congregazione per il culto divino, con l’approvazione del Romano Pontefice. I Responsa ad dubia rappresentano un esempio lampante della nota massima “summum ius, summa iniuria”, cioè che una legge formalmente corretta può diventare una grande ingiustizia. Questo documento passerà alla storia come un tragico esempio di come la Santa Sede possa risolvere con la violenza un delicato problema pastorale.

Le nuove linee guida della Congregazione per il culto divino non hanno risolto nulla, ma hanno invece creato uno stallo pastorale e gravi problemi di coscienza per molti sacerdoti e fedeli. In modo singolare, assistiamo a un intransigente metodo inquisitorio impiegato all’interno di un pontificato che si è autodefinito come caratterizzato dalla “tenerezza” e dalla sensibilità pastorale, come attestano le seguenti parole di Papa Francesco: «Se noi non arriveremo a questa Chiesa della vicinanza con atteggiamenti di compassione e tenerezza, non saremo la Chiesa del Signore.… Non dimentichiamo lo stile di Dio che ci deve aiutare: vicinanza, compassione e tenerezza.» (Discorso di apertura del Sinodo, 9 ottobre 2021).

DM – Che cosa comporta il nuovo documento per gli Istituti ex Ecclesia Dei? Possono continuare a ordinare sacerdoti nel rito tradizionale?

AS – Il documento emanato dalla Congregazione per il culto divino non menziona esplicitamente gli Istituti ex-Ecclesia Dei. Tuttavia, è incerto se questi Istituti e comunità potranno continuare a utilizzare l’antico Pontificale Romanum per le Ordinazioni Minori e Maggiori, e per la celebrazione del sacramento della Cresima secondo lo stesso Pontificale, nelle loro parrocchie personali e in altri luoghi in cui svolgono il loro apostolato. La Santa Sede deve considerare il fatto che la stessa Santa Sede, nell’erezione di questi Istituti, diede loro la garanzia di poter utilizzare tutti i libri liturgici validi prima del Concilio Vaticano II. Il punto nevralgico a questo proposito è la questione dei Riti di Ordinazione. Se la Santa Sede negasse a questi Istituti e comunità i vecchi Riti di Ordinazione, sarebbe un terribile esempio di violazione della parola solenne e diminuirebbe la credibilità e l’integrità della Santa Sede anche nei rapporti ecumenici con le comunità non cattoliche. Le comunità non cattoliche stanno a guardare e vedono chiaramente che la Santa Sede sta rompendo la parola data con un gruppo di cattolici con i quali era giunta a una soluzione pacifica e riconciliante. Il trattamento violento e traditore verso i cattolici fedeli all’antica tradizione liturgica sicuramente non spingerà le comunità ecclesiali ortodosse a riconciliarsi con la Sede Apostolica.

DM – Perché il Vaticano consentirà al gruppo New Ways Ministry, che promuove l’agenda Lgbt, di partecipare al sinodo sulla sinodalità, e invece non ascolta i cattolici tradizionali né si consulta con loro su nessuna di queste nuove misure? Cosa devono pensare della sinodalità i fedeli, quando la gerarchia ascolta un gruppo contrario all’insegnamento della Chiesa ma non i cattolici che sostengono la Tradizione e l’insegnamento della Chiesa?

AS – L’arbitrario “prendere o lasciare” della Santa Sede rivela a qualsiasi osservatore oggettivo che la “sinodalità” — con il suo “ascoltare tutti” — è in realtà uno sforzo ideologico unilaterale. Non è una vera sinodalità, ma uno sforzo egocentrico di persone intolleranti e affini a un programma prefissato per rendere la Fede cattolica e la liturgia cattolica sempre più vaghe e nebulose. Chi costituisce un ostacolo a questa agenda, come i tanti cattolici, compresi molti giovani, che sono affezionati alla liturgia tradizionale, non sarà integrato nel processo decisionale.

DM – Padre Claude Barthe, storico, giurista ed esperto di liturgia tradizionale della diocesi di Fréjus-Toulon in Francia, ha dichiarato al National Catholic Register, dopo la pubblicazione del documento, che «in nome del sensus fidelium, dobbiamo opporci alla Traditionis custodes e alla sua chiarificazione mediante la non obbedienza, perché è una legge dottrinalmente ingiusta». Secondo lei, i laici come dovrebbero rispondere ai nuovi orientamenti?

AS – Per il bene spirituale di tutta la Chiesa e per l’onore della Sede Apostolica, che ha sempre custodito con vigilanza e trasmesso l’intero patrimonio liturgico, i laici continuino a chiedere alle autorità della Santa Sede, in primo luogo allo stesso papa, di concedere piena libertà alla liturgia tradizionale, compreso l’intero patrimonio liturgico della Chiesa romana, senza condizioni umilianti e discriminatorie. Tali richieste potrebbero essere fatte attraverso petizioni e specialmente attraverso una catena di preghiera mondiale. I fedeli devono imitare la vedova importuna, di cui parla Nostro Signore nel Vangelo, nella sua insistenza con il giudice ingiusto (cfr Lc 18,1-8).

Potrebbero seguire il consiglio dello stesso papa Francesco, che ha chiesto ai laici di “disturbare” i loro pastori, citando san Cesario di Arles (+542). Papa Francesco infatti ha detto: «Una volta ho letto una cosa bellissima di come il popolo di Dio aiuta i vescovi e i sacerdoti ad essere buoni pastori. È uno scritto di san Cesario di Arles, un padre dei primi secoli della Chiesa. Lui spiegava come il popolo di Dio deve aiutare il pastore, e faceva questo esempio: quando il vitellino ha fame va dalla mucca, dalla madre, a prendere il latte. La mucca, però, non lo dà subito: sembra che se lo trattenga per sé. E cosa fa il vitellino? Bussa col suo naso alla mammella della mucca, perché venga il latte. È bella l’immagine! “Così voi – dice questo santo – dovete essere con i pastori: bussare sempre alla loro porta, al loro cuore, perché vi diano il latte della dottrina, il latte della grazia e il latte della guida”. E vi chiedo, per favore, di importunare i pastori, di disturbare i pastori, tutti noi pastori, perché possiamo dare a voi il latte della grazia, della dottrina e della guida. Importunare! Pensate a quella bella immagine del vitellino, come importuna la mamma perché gli dia da mangiare» (Regina coeli, 11 maggio 2014).

DM – Ciò che sembra emergere dal documento è che questo è il trionfo del positivismo magisteriale, più che di una fede ricevuta. In altre parole, ora ci viene detto cosa credere sulla liturgia, contro ciò che abbiamo imparato dalla nostra Santa Madre Chiesa su ciò che è vero, buono, bello e santo.

AS – Penso che faremmo bene tutti, e in primo luogo coloro che hanno un’alta autorità nella Chiesa, a ricordare l’atteggiamento costante della Chiesa romana lungo i millenni, cioè la deferenza al peso decisivo della tradizione nella fede e nella liturgia della Chiesa. Il principio dei primi secoli, formulato da papa Stefano I (+ 257), resta un fulgido esempio: nihil innovetur nisi quod traditum est, cioè «non si rinnovi nulla se non ciò che è stato tramandato». Applicando questo principio a una riforma liturgica, deve essere conservata non solo la sostanza, ma anche altre parti rilevanti del rito liturgico. Il Novus Ordo Missae è un esempio di riforma in cui, in parti significative della Messa, sono state introdotte innovazioni che non erano state tramandate, come, ad esempio, le nuove Preghiere dell’Offertorio o l’esistenza di una molteplicità di Preghiere eucaristiche. L’autentica Messa del Concilio Vaticano II è l’Ordo Missae del 1965 con le sue modifiche attente e non rivoluzionarie.

In tempi di grande e generalizzata confusione dottrinale e liturgica, di esperimenti e innovazioni, un cattolico deve seguire l’antichità, secondo san Vincenzo di Lerins (+445): «Cosa farà dunque un cristiano cattolico, se una piccola parte della Chiesa si è tagliata fuori dalla comunione della fede universale? Che cosa, sicuramente, se non preferire la solidità di tutto il corpo all’instabilità di un membro pestilenziale e corrotto? Cosa, se qualche nuovo contagio cerca di infettare non solo una porzione insignificante della Chiesa, ma la Chiesa intera? Allora sarà sua cura aggrapparsi all’antichità, che oggi non può essere sedotta da nessuna frode di novità. Ma cosa succede se nella stessa antichità si trova l’errore da parte di due o tre uomini, o comunque di una città o anche di una provincia? Allora sarà sua cura con ogni mezzo preferire i decreti, se ci sono, di un antico concilio generale all’imprudenza e all’ignoranza di pochi. Ma cosa succede se dovesse sorgere qualche errore sul quale non si trova nessun decreto di questo tipo? Allora egli deve raccogliere, consultare e interrogare le opinioni degli antichi, di coloro cioè che, pur vivendo in tempi e luoghi diversi, pur continuando nella comunione e nella fede dell’unica Chiesa cattolica, si ergono ad autorità riconosciute e approvate; e tutto ciò che egli accerterà essere stato ritenuto, scritto, insegnato, non da uno o due di essi soltanto, ma da tutti, ugualmente, con un unico consenso, apertamente, frequentemente, persistentemente, deve comprendere che anche egli stesso deve credere» (Commonitorium, 3, 7-8).

Nei momenti di dubbio, seguiamo e aggrappiamoci all’antichità, il che significa attenersi alla tradizione che è rimasta valida fino all’introduzione di novità ambigue. Questo è stato il principio guida della Chiesa romana attraverso i secoli.

DM – Quale effetto crede che avrà questo documento sui seminari e qual è il suo messaggio ai sacerdoti e ai seminaristi?

AS – Sacerdoti e seminaristi dovrebbero intensificare lo studio dei documenti sulla tradizione della fede cattolica e della liturgia cattolica, aumentando così il loro amore per ciò che i nostri antenati e i santi credevano, custodivano e vivevano: la liturgia tradizionale della Chiesa romana. Dovrebbero chiedere con insistenza ai loro superiori e vescovi di consentire le celebrazioni della liturgia tradizionale e di applicare il principio dell’epicheia nel concedere, almeno individualmente, il diritto di celebrare nel rito antico. Se viene loro negato tale diritto, possono, utilizzando lo stesso principio dell’epicheia — e la situazione di emergenza dell’attuale crisi senza precedenti nella Chiesa — celebrare almeno privatamente il rito tradizionale della Santa Messa.

DM – Se papa Francesco può annullare l’eredità di papa Benedetto XVI (cioè Summorum Pontificum) e contraddire direttamente l’insegnamento di Benedetto su una materia così importante come la sacra liturgia (e l’insegnamento di papa san Pio V in Quo primum tempore), questo significa che qualsiasi insegnamento di un papa può essere facilmente annullato dal suo successore. Ma, se così è, che fine fa l’autorità di Pietro? Che tipo di precedente costituisce questa vicenda per l’autorità del futuro insegnamento pontificio e per l’autorità della Chiesa in generale?

AS – Qui tradizione e antichità dovrebbero sempre avere il primato. Quanto più un papa custodisce e trasmette fedelmente i tesori vivi della fede e della liturgia della Chiesa romana – che non sono affatto un “pezzo da museo”, ma una realtà viva, come lo furono per tanti grandi santi – tanto meglio adempie al suo compito ed esercita la sua autorità come successore di Pietro. Un papa dovrebbe annullare le decisioni dei suoi predecessori solo quando sono chiaramente novità e rotture con la fede e i riti liturgici. Abbiamo avuto diversi esempi lungo la storia. Le lettere di papa Onorio I (+638), molto ambigue dal punto di vista dottrinale, furono annullate dai suoi successori; ad esempio da san Leone II, il quale affermò: «Onorio, invece di purificare questa Chiesa apostolica, lasciò che la fede immacolata fosse macchiata da un tradimento profano». Per citare un altro esempio: nel 1535 papa Paolo III emanò un Breviario che fu compilato dal cardinale Quiñones ed ebbe più di cento edizioni. Tuttavia, per il suo disprezzo della tradizione, papa Paolo IV lo bandì nel 1558.

La Traditionis custodes e il nuovo documento della Congregazione per il culto divino stanno distruggendo l’opera paziente di pace, riconciliazione e comunione ecclesiale compiuta da papa Giovanni Paolo II con il motu proprio Ecclesia Dei e da Benedetto XVI con il Summorum Pontificum. Essi hanno davvero costruito ponti con la Tradizione e con una parte considerevole del clero e dei fedeli tradizionali, mostrando così che cosa significa veramente essere un pontifex. Mentre adesso papa Francesco ha smantellato il ponte costruito dai suoi due predecessori.

DM – Lei ha frequenti rapporti con il clero ortodosso. I leader ortodossi si sono avvicinati alla Chiesa cattolica durante il pontificato di Benedetto soprattutto perché hanno apprezzato il suo rispetto per la sacra liturgia. Come crede che considereranno queste misure per eliminare la liturgia tradizionale e i sacramenti della Chiesa romana? Secondo lei, tutto questo che effetto avrà sui rapporti ecumenici con gli ortodossi?

AS – Tali provvedimenti della Santa Sede, che mostrano chiaramente disprezzo per l’antica tradizione liturgica, amplieranno senza dubbio il divario di una già esistente sfiducia nei confronti della Santa Sede da parte delle Chiese ortodosse, soprattutto russo-ortodosse. Ricordo con commozione che quando papa Benedetto XVI emanò il motu proprio Summorum Pontificum, davvero epocale e magnanimo, diversi sacerdoti e vescovi russo-ortodossi si congratularono con me. Un vescovo ortodosso propose persino che la domenica nella nostra cattedrale si celebrasse regolarmente una Messa tradizionale in latino.

DM – Come si può risolvere tutto ciò? Cosa deve succedere perché queste guerre liturgiche, che secondo i cattolici tradizionali sono state riaccese da questi ultimi documenti, abbiano fine?

AS – Dobbiamo tenere a mente che gli atti violenti non durano a lungo. Le violenze e le ingiustizie fatte a un gruppo considerevole di figli e figlie modello della Chiesa, attraverso il recente documento della Santa Sede, avranno un effetto contrario. La tradizione liturgica sarà ancora più amata e custodita. Alcuni sacerdoti e fedeli saranno costretti a una vita di Messe catacombali. Eppure non dovrebbero scoraggiarsi o amareggiarsi. È la Divina Provvidenza che ha permesso questa dolorosa prova, nella quale stiamo vedendo le autorità della Santa Sede perseguitare i buoni cattolici fedeli al tesoro liturgico millenario della Chiesa Romana. I buoni cattolici devono continuare ad amare il papa e i loro vescovi e devono aumentare le loro preghiere e gli atti di riparazione e di penitenza, implorando umilmente Dio che apra gli occhi del papa e dei vescovi e accenda in loro la stima e l’amore per il tesoro costituito da queste antiche tradizioni liturgiche. Papa Francesco e tanti altri vescovi ricordino la gioia dei giorni della loro infanzia e giovinezza, quando ascoltavano, o pronunciavano essi stessi, queste parole commoventi e sempre giovani: “Introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetificat iuventutem meam!”, cioè: “Mi accosterò all’altare di Dio, al Dio che allieta la mia giovinezza”. Ci auguriamo fermamente che, un giorno, lo stesso Romano Pontefice pronuncerà nuovamente queste parole ai piedi dell’altare nella basilica di San Pietro a Roma.

Fonte: remnantnewspaper.com

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