La Costituente rifiutò di inserire la Sovranità Monetaria
di Sara Lapico
(26/04/2016)
Precognizioni auritiane in Assemblea costituente.
Il tradimento della Sovranità Monetaria avvenne con i "padri costituenti" che la rifiutarono. Ecco il documento.
Il 24 Ottobre del 1947 si discuteva in assemblea costituente un tema di vitale importanza per il paese, ossia“ L' autorizzazione del Parlamento a battere moneta”.
Il 24 Ottobre del 1947 si discuteva in assemblea costituente un tema di vitale importanza per il paese, ossia“ L' autorizzazione del Parlamento a battere moneta”.
La discussione introdotta dall’ onorevole Romano ci offre interessanti spunti di riflessione, che cercheremo di sintetizzare.
Nella seduta de quo l’On. Romano, forte delle pregresse esperienze, afferma come “a parità di circolazione e di volume di merci le variazioni dei prezzi sono proporzionate a quelle della quantità di moneta”.
Si evidenzia quindi come la quantità di moneta debba rispecchiare, in qualche modo la merce messa in circolazione.
*Perché riteniamo tale punto importante?.
Perché
cio’ era quanto sostenuto anche dal Prof Giacinto Auriti il quale
,evidenziando il carattere duplice di misura e potere d’ acquisto della
moneta, raccomandava che quantita’ di massa monetaria e beni circolanti
fossero legati da una precisa funzione.
Egli
individuava che quando l’ approssimarsi del prezzo di vendita coincide
con i costi di produzione a quel punto bisogna cessare di immettere
moneta nel sistema e cessare la produzione.
Proseguendo nella lettura del testo dell'emendamento costituzionale in esame, leggiamo : “nell'emissione della moneta IL LEGISLATORE deve preoccuparsi di costringere il Governo ad una condotta seria”.
*Ancora una volta il Prof. Giacinto Auriti aveva ragione.
Nei
numerosi scritti del giurista abruzzese, infatti è messo in luce come
la questione monetaria sia, in primis, un problema di tipo giuridico.
E’ la legge che deve regolare la nascita della moneta, e indicarne con precisione chi sia il proprietario
di quel determinato bene economico immateriale nonché il controllo
della politica monetaria che va affidato al parlamento che è espressione
del popolo e ,pertanto, potenzialmente non rieleggibile in caso di
scelte politiche improvvide per il popolo stesso . I politici
rappresentano il popolo tramite elezioni mentre i banchieri centrali non
vengono eletti dal popolo e restano al loro posto anche nel caso di
disastrose scelte di politica monetaria.
Continuando nella disamina incontriamo un altro interessante punto esposto dall'allora onorevole Romano: “La
carta moneta è un credito, fonte di questo credito è la fiducia. Le
industrie, l'agricoltura ed il commercio ruotano intorno a questa
fiducia.”.
La parola chiave è appunto fiducia che è la fonte del valore monetario.
Quando
Auriti parlava di emissione a credito non si riferiva ad una emissione “
a prestito “. Il termine “credito” stava ad indicare quello stato
d'animo, la condizione psicologica per la quale l'individuo dà
credibilità ; e la fiducia si ottiene con la credibilità. Per questo
motivo riteniamo che l'on. Romano intendeva che la moneta della nazione
aveva valore “credibile” ,e non “creditizio”, finchè si aveva fiducia
nell'espressione politica del suo popolo: il Parlamento che doveva
controllare il Governo nella politica monetaria, dalla sua emissione
alla sua gestione.
Possiamo dire che l'onorevole Romano aveva intuito il valore convenzionale elaborato
giuridicamente dal genio di Giacinto Auriti 40 anni dopo ? Certamente
no in quanto la moneta ha sempre avuto una concezione materialista, è
stata sempre considerata nella sua emissione un credito dell'emettitore
legata ad un sottostante come la produzione o il lavoro. Il Romano non
ha mai parlato di credito come diritto ad avere moneta sulla base del
valore dell'uomo, della persona, e quindi riconosciuta come bene
economico immateriale riconosciuto come diritto fondamentale alla vita.
Possiamo solo dire che si era avvicinato moltissimo perchè non abbiamo a
disposizione elementi e prove che dimostrino che il Romano abbia
approfondito la tematica. Ma la sua intuizione, il suo emendamento, fu
pericolosa per i banchieri perchè proprio nello stesso periodo, come ci
ricorda Auriti nei suoi testi, l'allora governatore della Banca
d'Italia, Luigi Einaudi, ebbe a dichiarare che “ abbiamo sostituito la qualità dell'oro con la saggezza dei governatori delle banche centrali”
. Nel 1948 lo stesso Einaudi fu eletto presidente della Repubblica,
forse premiato come fu premiato 50 anni dopo Carlo Azeglio Ciampi.
Evidenziamo ancora un altro passaggio nell'emendamento del Romano :
“Quando un Governo intende preparare una guerra fa prima girare il torchio e con la carta-moneta mette in moto gli alti forni. Allo stesso espediente ricorre quando vuole attuare un protezionismo industriale.”
“Quando un Governo intende preparare una guerra fa prima girare il torchio e con la carta-moneta mette in moto gli alti forni. Allo stesso espediente ricorre quando vuole attuare un protezionismo industriale.”
Da
questo punto emerge come ,per far vivere l’ economia e gli scambi ,
occorra dapprima immettere il mezzo monetario. Successivamente la
fiducia dei cittadini, supportata dall'induzione giuridica che è la
legge che tutela il bene moneta come oggetto di diritto, restituirà
vivacità al paese.
Quanto affermato è di estrema importanza.
Infatti
ne consegue incontrovertibilmente che le crisi che oggi viviamo sono
create artificialmente dal sistema bancario. Oggi come all'epoca.
Per
Auriti, come per il Romano, era doveroso il controllo politico della
moneta visto che il governo è tenuto a controllare tutto, spesso anche
creando disagi con l'estrema burocrazia. Lo stesso Romano , riferendosi
all'esempio del torchio per finanziare guerre ed economia, dichiarava in
assemblea costituente che
“Il Parlamento, rimasto estraneo a questi atti, che incidono nella vita del Paese, viene a trovarsi in un secondo tempo di fronte al fatto compiuto. Penso quindi che sia doveroso controllare l'emissione della carta moneta, giacché la fiducia nella moneta è in rapporto alla condotta più o meno seria del Governo. Controllare questa condotta è dovere dei Parlamenti.Oggi prevale la tendenza a tutto controllare, anche quando il controllo costituisce un intralcio. Invece per l'emissione della moneta ci si rimette alla prudenza dell'istituto di emissione. Se la moneta rappresenta in qualche modo la fiducia che si può riporre in un popolo, questo ha il diritto ed il dovere di vigilare e controllare a mezzo dei suoi rappresentanti la nascita della moneta, strumento onnipotente ed onnipresente della vita economica del Paese”
“Il Parlamento, rimasto estraneo a questi atti, che incidono nella vita del Paese, viene a trovarsi in un secondo tempo di fronte al fatto compiuto. Penso quindi che sia doveroso controllare l'emissione della carta moneta, giacché la fiducia nella moneta è in rapporto alla condotta più o meno seria del Governo. Controllare questa condotta è dovere dei Parlamenti.Oggi prevale la tendenza a tutto controllare, anche quando il controllo costituisce un intralcio. Invece per l'emissione della moneta ci si rimette alla prudenza dell'istituto di emissione. Se la moneta rappresenta in qualche modo la fiducia che si può riporre in un popolo, questo ha il diritto ed il dovere di vigilare e controllare a mezzo dei suoi rappresentanti la nascita della moneta, strumento onnipotente ed onnipresente della vita economica del Paese”
*Come diceva Auriti: lil valore della moneta non nasce senza la fiducia nell'accettazione da parte del popolo
E’
la collettivita’ dei cittadini che determina la genesi della moneta
come bene economico sociale a contenuto patrimoniale e di valore
indotto, pertanto solo essa ne deve essere riconosciuta proprietaria
mediante l’ emissione a credito.
Il sistema fornisce soltanto un mero supporto, di valore pressoché nullo (moneta cartacea o bit sul computer).
Ed eccoci al punto nodale della questione, ossia la riserva.
Appurato
che la fonte del valore monetario è la fiducia, ed essendo fatto
notorio che quando ci si fida di qualcuno,ad esempio di un amico, non si
chiedono garanzie in cambio, ne consegue un altro importante
corollario, ossia, l’ inutilità della riserva.
Il
denaro per nascere e per circolare non necessita di alcuna riserva in
quanto nasce come bene oggetto di diritto e tutelato dal diritto stesso
*La riserva non serve, altra celebre frase del Prof Giacinto Auriti.
Questa
frase di Auriti trova conferma nel regio decreto del 21 luglio 1935, n.
1293, e regio decreto-legge 5 settembre 1935, n. 1647, che vengono
citati nell'emendamento costituente dell'on. Romano, quando, con tali
provvedimenti, si dispose la “sospensione dell’ obbligo di riserva”.
Il
voler imporre una riserva al momento dell’ emissione, è solo un
arbitrario atto di imperio posto in essere dal potere a danno del
popolo, affinché questi non comprenda la vera natura del valore
monetario, e non si renda conto dell’ enorme spoliazione subita.
Questa
assurda situazione ha concrete ripercussioni sulla vita di noi tutti:
aziende che chiudono, persone senza impiego, tagli indiscriminati sul
sociale che colpiscono le fasce piu’ deboli della popolazione.
L'onorevole Romano l'aveva capito benissimo con l'esperienza vissuta con le due guerre mondiali e le due crisi monetarie che le precedettero.
L'onorevole Romano l'aveva capito benissimo con l'esperienza vissuta con le due guerre mondiali e le due crisi monetarie che le precedettero.
Inutile dire che l'emendamento dell'onorevole Romano non fu accolto dall'Assemblea Costituente
Oggi,
con l'avvento dell'Unione Europea che modificherà le costituzioni degli
Stati nazionali, sentiamo ancora parlare di “difesa” o “ attuazione “
della Costituzione Italiana. Noi parliamo di “integrazione”,
“completamento” della Costituzione perchè così com'è formulata non
riconosce al popolo la sovranità, non attua quella “democrazia
integrale” auspicata da Auriti in quanto è carente della sovranità
monetaria.
Non possiamo piu’ tollerare una cosi’ colossale ingiustizia, è ora che il parlamento prenda posizione chiara e netta sul punto. E' ora che chi sta operando per la difesa della Costituzione ,studiando anche gli atti dei lavori costituenti, prenda in considerazione quanto intuì l'onorevole Romano nel 1947 e che fu enunciato in maniera scientifica nel campo del Diritto dal prof. Giacinto Auriti altrimenti sarebbe una “minestra riscaldata” , come soleva dire l'insigne giurista di Guardiagrele
http://www.nascitacostituzione.it/05appendici/06p2/03p2t3/03/04/index.htm?001.htm&2Non possiamo piu’ tollerare una cosi’ colossale ingiustizia, è ora che il parlamento prenda posizione chiara e netta sul punto. E' ora che chi sta operando per la difesa della Costituzione ,studiando anche gli atti dei lavori costituenti, prenda in considerazione quanto intuì l'onorevole Romano nel 1947 e che fu enunciato in maniera scientifica nel campo del Diritto dal prof. Giacinto Auriti altrimenti sarebbe una “minestra riscaldata” , come soleva dire l'insigne giurista di Guardiagrele